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Achtung Binational Babies: i bambini rubati in Europa anche nel 2017
La battaglia per riavere il piccolo C. continua e si fa più accesa che mai
Come ho già spiegato nel mio articolo “Come perdere un figlio andando a lavorare in Germania” il vero scandalo di questa vicenda consiste nel fatto che ciò che succede a questo bambino succede in Germania a circa 100 bambini al giorno per 365 giorni all’anno, a partire dagli anni ’90 e con aumenti esponenziali per ogni anno che passa. I bambini che saranno quasi sicuramente coinvolti sono innanzi tutto quelli con entrambi o almeno un genitore non-tedesco.
Lo Jugendamt, amministrazione per la gioventù, creata agli inizi del secolo scorso e riorganizzata nella sua forma attuale da Himmler, il Ministro per la Famiglia di Hitler, è lo strumento con il quale lo Stato tedesco si appropria ancora oggi (e oggi più che mai) dei bambini altrui, quelli che la Germania, paese in calo demografico dalla fine dell’ultima guerra, ritiene manchino al buon funzionamento della propria economia. Sì, avete letto bene, economia. Perché quando la negazione del valore diventa il valore stesso, privare un bambino dei suoi genitori, delle sue radici e dei suoi affetti diventa un gesto apparentemente legale, ma soprattutto giustificato dagli introiti che questo bambino, oggi e domani, farà entrare nelle casse tedesche. Mentre tentiamo di sensibilizzare i nostri governi, mentre a Bruxelles – dove conoscono il problema – tentano di insabbiarlo, migliaia di bambini subiscono la stessa sorte nel cuore della “civilissima Europa”, quella che pretende di insegnare al mondo intero.
Ma torniamo alla nostra vicenda che ha la solo particolarità di essere estremamente emblematica: dopo l’incidente domestico che aveva provocato l’intervento dello Jugendamt (l’Amministrazione per la Gioventù tedesca), il tribunale ha restituito ai genitori tutti i diritti sul bambino, ma solo a seguito di un vergognoso ricatto, messo in opera dallo Jugendamt e dall’avvocato tedesco che all’epoca fingeva di difendere questi due genitori: vi ridiamo i diritti sul bambino solo in cambio del vostro assenso a consegnare il bambino ad una famiglia affidataria. Questa non è la mia interpretazione personale dei fatti, è scritto sul decreto. Ed è – questo invece lo aggiungo io – una vergogna, una frode legalizzata che ogni giurista italiano stenterà a credere possa avvenire.
Quando la signora, incinta del secondo figlio, si è accorta dell’interesse eccessivo dello Jugendamt per il nascituro, si è trasferita in Italia, nel suo paese natale, dove poi la ha raggiunta il marito. A questo punto lo Jugendamt ha fatto aprire un procedimento in tribunale per togliere a questi genitori italiani di un bambino che sarebbe nato in Italia tutti i diritti sul nascituro. Questo significa che una volta nato il bambino avrebbero dovuto consegnarlo immediatamente alle autorità tedesche, avrebbero cioè ricevuto una richiesta di rimpatrio ex convenzione Aja del 1980. Si sarebbero trovati nella condizione giuridica di essere i sottrattori del proprio figlio e se non avessero immediatamente ubbidito sarebbero stati anche oggetto di un procedimento penale con tanto di mandato di arresto europeo e richiesta di estradizione. Ho fatto cambiare avvocato ai genitori, ho ricontattato il Console italiano a Stoccarda, soprattutto ho avuto il prezioso sostegno dell’Assessore di Nola Lucianna Bruscino Napolitano e infine mi sono ritrovata ad essere l’oggetto delle ire dello Jugendamt, ma sono riuscita a far chiudere quel procedimento, senza che i diritti dei genitori sul secondogenito venissero intaccati.
Adesso continuiamo ad operare affinché anche il primogenito ritorni dai suoi genitori, nella sua patria, nella sua vera ed unica famiglia. Abbiamo comunicato allo Jugendamt che i genitori ritirano il consenso a lasciare il figlio nella famiglia affidataria e ne abbiamo chiesto la restituzione. Le argomentazioni di risposta dello Jugendamt, per il momento soltanto orali, comunicate sia all’avvocato di fiducia che al Console, si sono concentrate soprattutto sul fatto che – secondo lo Jugendamt – in Italia il bambino non avrebbe futuro e che le istituzioni italiane non sarebbero in grado di tutelarlo!
Non voglio aggiungere altro. Attendiamo la risposta che dovrebbe giungere subito dopo le festività, ma se dovesse essere negativa, ormai tutti sanno il perché, sanno che la preoccupazione dello Jugendamt non è tanto (perché non lo è mai) l’idoneità dei genitori, quanto l’inaccettabile critica alle nostre istituzioni finalizzata al trattenimento del “bambino/fonte di introiti” sul suolo e sotto giurisdizione tedesca.