Attualità

2 agosto 2024: il black Friday dell’industria

La produzione industriale rilevata dall’Istat segna, rispetto a giugno 2023, un crollo del -5,6% nonostante un illusorio +0,5% sul mese  precedente (maggio 2023). Anche considerando i soli primi sei mesi dell’anno in corso, e rispetto al primo semestre dell’anno 2023, la flessione del principale indicatore economico risulta drammatica con un  -2,8%.

In questa situazione diventano diciassette (17) le diminuzioni della produzione industriale consecutive, una situazione mai avvenuta dal dopoguerra ad oggi e che definisce in modo incontrovertibile la gravità dello scenario economico dell’Italia al rientro dalle vacanze estive. Senza dimenticare, in più, un contesto generale il quale registra l’andamento dei prezzi in costante crescita, a causa dell’aumento dei costi energetici, che rappresentano il nefasto effetto delle trentennali privatizzazioni degli asset strategici  energetici e riconfermate anche dal governo in carica, unite alla sospensione dei mercato tutelato accettato come clausola “vessatoria ” imposta ed accettata supinamente dal governo Conte ( 5 stelle Pd) per ottenere i fondi PNRR.

L’ esito inevitabile emerge chiaro,  con consumi in calo (differenziale tra un  leggero aumento nominale ma inferiore al tasso di inflazione) associati a fatturati delle imprese anch’esse con il segno negativo che possono andare da un generale ma già indicativo -1,6%, ad un allarmante -25% del settore metalmeccanico.

Questi sono i connotati di uno scenario assolutamente devastante ma ancora oggi sottostimato da tutti i protagonisti della scena politica italiana a causa della loro negligente impreparazione e accecati dalla crescita del settore turistico (ma comunque inferiore al trend internazionale).

A questa valutazione si aggiunge l’opera della Commissione Europea. Il principale organo esecutivo europeo intende proseguire, per i prossimi cinque anni di mandato, nel conseguimento dell’obiettivo di azzerare l’industria Automotive Europea e con essa anche il settore primario  (basti pensare alla prossima tassazione delle vacche in Danimarca di 100€ all’anno).

Nel frattempo la realtà empirica comincia ad emettere le proprie sentenze. La  Norvegia, la nazione con la più alta percentuale di auto elettriche, non ha ridotto assolutamente la quantità di CO2  emessa, dimostrando ancora una volta come la transizione verso la mobilità elettrica rappresenti una volontà solo ideologica e politica priva di un qualsiasi impatto sul valore delle emissioni complessive.

Contemporaneamente, dalle recenti rilevazioni relative alle emissioni emerge in modo inequivocabile come i  Data Center ora inquinino più delle abitazioni, solo Google ha aumentato del 48% le emissioni dal 2019, e l’avvento della IA ne aumenterà notevolmente la richiesta di energia e quindi di emissioni. Un andamento che  rende alquanto discutibile la transizione Green per quanto riguarda le abitazioni private.

La diciassettesima diminuzione consecutiva della produzione industriale  certifica una volta di più come le istituzioni nazionali e quelle europee operino contro lo sviluppo del continente che si vuole ridotto ad un semplice parco giochi turistico.

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