2024 ed il mancato adeguamento liberale
L’ emergenza energetica sembra quasi ormai alle spalle, nel senso che buona parte delle nazioni europee sta adottando delle politiche energetiche che permettano loro di affrontare il futuro (inteso come i prossimi decenni a venire) con l’obiettivo di aumentare la competitività del sistema industriale e la qualità della vita delle proprie famiglie.
La Germania e la Francia rappresentano due esempi di lungimiranza in questo senso.
La prima, attraverso l’ente pubblico tedesco dell’energia, ha appena firmato un accordo per i prossimi quarant’anni di fornitura di gas con la Norvegia per il valore complessivo di cinquanta miliardi, la seconda, invece, sta nazionalizzando EDF, l’ente nazionale di produzione e distribuzione di energia francese, con l’obiettivo dichiarato di assicurare la più bassa tariffa possibile per le imprese e le famiglie francesi.
L’investimento francese ammonta a nove miliardi e settecento milioni (9,7 miliardi), poco più del doppio dell’utile semestrale (4,8 miliardi) dell’Eni partecipata dai private equity, dimostrando così, ancora una volta, come un asset pubblico indivisibile (monopolio) come quello energetico dovrebbe essere gestito con il principale compito di fornire i servizi alla nazione e non diventare un’opportunità di speculazione come invece dimostra la privatizzata Eni italiana con sede fiscale in Olanda. In fondo questo era anche il pensiero di Mattei che troppo spesso viene indicato come ispiratore di strategie economiche che vanno invece nella direzione opposta e coprono solo intenzioni speculative.
Risulta infatti, ora più che mai, ingiustificabile il silenzio del mondo che si definisce “liberale”, solo perche cita a memoria qualche frase dell’ex Presidente della Repubblica Einaudi ma che si dimostra incapace di ogni attualizzazione del proprio pensiero.
Invece dei soliti manichei richiami alle opportunità del mercato, individuata come unica figura suprema e sola regolatrice, che l’italico mondo liberale ancora adesso pedissequamente osanna, si dovrebbe invece dimostrare la capacità di valutare l’importanza ed il ruolo sempre più importante di istituzioni finanziarie sconosciute nei decenni precedenti come i private Equity in relazione all’evoluzione del mercato.
La maggiore responsabilità della mancata crescita del nostro Paese nel prossimo futuro va attribuita già da oggi a quelle élite (così si considerano) politiche il cui pensiero non riesce ad andare oltre le solite citazioni einaudiane, che rappresenta ovviamente un punto di riferimento, ma assolutamente incapaci di una qualsiasi elaborazione ed attualizzazione del medesimo pensiero rispetto alla complessità finanziaria del mondo contemporaneo.
Basta ricordare in questo senso come con il totale appoggio del mondo liberale si stiano avviando delle ulteriori privatizzazioni relative alle multiutility dell’energia, mentre contemporaneamente, con grande lungimiranza, la classe politica sta ragionando in relazione alla proroga delle tariffe tutelate .
Le difficoltà dei prossimi decenni che le imprese affronteranno nel mantenere la propria competitività a causa dei piani tariffari assolutamente fuori mercato rispetto ai concorrenti francesi, così come il drenaggio che le bollette elettriche procureranno al reddito disponibile delle famiglie italiane saranno inevitabili e rappresenteranno un volano negativo per l’economia e la domanda interna italiana.