Arriva la concorrenza anche nell’intelligenza artificiale: Grok sfida ChatGPT
L’intelligenza artificiale ormai non è un mondo, ma un enorme ring, in cui i chatbot sembrano dover competere ogni giorno per dimostrare di essere il migliore sul mercato. Tutto ciò non fa altro che stimolare una competizione serrata, quasi estrema, a cui sempre più aziende e tycoon vogliono parteciparvi. Come il patron di Tesla, Elon Musk, che ha voluto sfidare apertamente uno dei più importanti chatbot ad oggi disponibili, ChatGPT. O meglio, sarà Grok a sfidarlo. Primo prodotto della società xAI, al momento è in fase di test, ma lo stesso Musk sostiene che sia già ampiamente superiore alla recente versione 3.5 di GPT.
In effetti Grok sembra davvero promettente, e questo dà prova delle grandi potenzialità delle intelligenze artificiali. Forse troppo grandi per l’umanità. Infatti di recente si è tenuto un summit nel Regno Unito dedicato alle AI, e lo stesso Musk, assieme ad altri specialisti del settore, ha voluto precisare quello che pensava sul loro futuro, e sui rischi che possono creare per la nostra società.
Grok ha solo due mesi di sviluppo, come precisa l’annuncio di xAI, la nuova società di Elon Musk. Ma per il patron di Tesla sembra che Grok abbia tutte le carte per rivaleggiare contro chatbot ormai affermati nel panorama AI internazionale, come ChatGPT. Non sarà una lotta facile, anche perché GPT è praticamente un’intelligenza artificiale doppia: oltre alla versione base 3.5, disponibile per tutti gli utenti, c’è anche la versione 4, a pagamento ma decisamente più potente ed efficiente della versione base.
Lo stesso Grok dovrebbe infatti uscire come versione a pagamento, per gli utenti di X. Bisognerà infatti abbonarsi al servizio Premium Plus, per un costo di circa 16 dollari al mese. Al momento però, come riporta Bloomberg, dovrà completare una serie di test prima dell’effettiva commercializzazione di Grok. E il tempo stringe, soprattutto con aziende rivali come Meta e Google che stanno letteralmente correndo per sviluppare soluzioni AI sempre più sofisticate ed eccellenti. A titolo d’esempio, la sola Meta ha annunciato il lancio di quasi 30 chatbot IA sulle sue app Instagram, Facebook e WhatsApp, con tanto di assistente virtuale per rispondere alle domande degli utenti. E così anche Microsoft, che renderà disponibile a breve l’assistente AI Copilot nell’ultima versione di Windows 11.
Non a caso, gli ingegneri che lavorano per xAI provengono da Microsoft e Google DeepMind, la sezione di Google dedicata alle intelligenze artificiali. Per Musk diventa quasi vitale l’introduzione di queste tecnologie sul suo social, anche per via della necessità di dover aumentare le vendite pubblicitarie su X. Come precisa Bloomberg, dal suo acquisto di Twitter nel 2022 ha perso non poche entrate, dopo che molti inserzionisti hanno ridotto le spese per le preoccupazioni sul suo allentamento della moderazione dei contenuti.
Per quanto si tratti ancora di un prototipo, Musk riserva molte speranze su Grok, e sulle sue potenzialità rispetto a ChatGPT 3.5. Anche se sviluppato in pochissimi mesi, il patron di Tesla sostiene che il prototipo sia già superiore a ChatGPT 3.5 in diversi benchmark. Se ad esempio la versione 3.5 è ferma a settembre 2021 in fatto di dati (solo la versione 4 è aggiornata), non si può dire lo stesso per Grok. E questo perché “[…] è stato sviluppato con i dati di X, ex Twitter, ed è quindi meglio informato sugli ultimi sviluppi rispetto ai bot alternativi con set di dati statici“, come riporta il sito web dell’azienda.
Oltre a questo, Grok si presenta come versione ironica di GPT. È infatti progettato per rispondere “[…] con un po’ di spirito e con una vena ribelle”, come riporta Bloomberg. O addirittura in maniera aggressiva. Al Financial Times Reid Blackman, consulente etico dell’IA presso Virtue Consultants, parla di un Musk che vuole rendere questo chatbot “[…] meno politicamente corretto, ovvero più scortese e inappropriato“. Ma anche più potente del rivale LLaMA 2, il modello AI di Meta, oltre che di Inflection, la start-up AI guidata dall’ex co-fondatore di DeepMind Mustafa Suleyman.
A livello di capacità logico-matematiche, Grok è simile al GPT-3.5, ma non alla versione 4. La differenza sostanziale tra i due modelli rimane sempre nei dati disponibili. Per quanto più aggiornati, la base di Grok è più contenuta rispetto alla quantità di dati di addestramento disponibile per GPT 4, senza contate anche le
risorse di calcolo. Malgrado tutto, il fatto di riuscire a competere contro GPT 3.5 con soli 2 mesi di sviluppo fa ben sperare nell’evoluzione di questa tecnologia. Meno però nel suo controllo.
È ormai evidente che l’intelligenza artificiale diventerà il nuovo Internet, nonché uno dei pilastri fondamentali della nostra civiltà. Ma il fatto che stia diventando così potente in così poco tempo fa riflettere, se non preoccupare. Lo stesso Musk, sebbene titolare di ben due startup AI (xAI e OpenAI, quest’ultima fino al 2018), nutre comunque delle perplessità sulla governabilità di questa tecnologia.
Lui stesso è stato tra i firmatari di una petizione che chiedeva una pausa nell’avanzamento dei modelli di intelligenza artificiale al fine di consentire lo sviluppo di protocolli di sicurezza condivisi. Una petizione che potrebbe aver contribuito al varo di un ordine esecutivo da parte del presidente Joe Biden per stabilire degli standard per la protezione della sicurezza e della privacy.
Lo stesso Reid Blackman è del timore che Grok “[…] presenti rischi maggiori di quello che noi ho visto finora”. Da tempo molti esperti avvisano del rischio potenziale dei chatbot di mostrare pregiudizi o diffondere materiale dannoso o informazioni false. E anche all’AI Safety Summit del Regno Unito la scorsa settimana leader tecnologici e accademici hanno discusso i rischi della tecnologia. Tra di questi, si segnala la voce del senatore Mike Gallagher. A capo di una commissione sulla Cina, teme che l’AI possa diventare uno strumento o un’arma per perfezionare sistemi di sorveglianza totalitari, come quello in Cina.