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Aumentano gli incentivi dei Paesi progrediti a ricerca e sviluppo

La crescita economica globale è strettamente legata al futuro della ricerca e lo sviluppo. Di questo sono sempre più convinti i governi che puntano sul sistema di incentivazione alle imprese. Negli ultimi 25 anni, infatti, si è quadruplicato il numero dei Paesi che offrono al sistema produttivo almeno un incentivo per la ricerca e lo sviluppo. Ad analizzare il fenomeno è l’Osservatorio sugli incentivi di Deloitte che evidenzia come molti Paesi hanno, inoltre, intrapreso la strada degli incentivi legati a nuovi percorsi di crescita, come quello a sostegno degli investimenti focalizzati all’industria 4.0 o alla eco-sostenibilità. Gli incentivi alla ricerca e sviluppo e all’innovazione sono “correlati alla crescita e all’aumento dell’occupazione”, è evidenziato nella ricerca.

Guardando allo scenario globale emerge come nel 1995 erano solamente 12 i Paesi Ocse che offrivano alle imprese almeno un incentivo, nel 2004 questi Paesi crescono a 18, fino ad arrivare a superare i 50 nel 2020. La Francia ed il Canada, secondo quanto evidenzia Deloitte, sono sicuramente i modelli da “seguire per la stabilità e la semplicità degli incentivi, in particolare per quanto riguarda il credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo”. La Francia ha un credito d’imposta per la Ricerca e sviluppo, il Cir (Crédit d’impôt recherche) che esiste dal 1983 ed è pari al 30% dei costi spesi in R&D sui primi 100 milioni di euro di spese più un ulteriore 5% oltre i 100 milioni. Inoltre, per le Pmi è previsto un credito d’imposta del 20% per i progetti di innovazione che non sono agevolabili con il credito Cir. Il Canada, invece, prevede un sistema combinato di crediti Federali e provinciali e, in particolare, il governo federale offre un credito d’imposta per Ricerca e Sviluppo volumetrico del 15% a cui si vanno ad aggiungere i crediti d’imposta offerti dalle province che variano dal 3,5% dell’Ontario al 30% del Quebec. Dopo la crisi provocata dalla pandemia da coronavirus, per stimolare la ripresa della crescita economica sarebbe sufficiente che “buona parte delle risorse del Recovery Fund venissero utilizzate per un’estensione di almeno 5 anni dell’attuale piano Transizione 4.0”. Non meno importante sarebbe prevedere un “potenziamento degli incentivi che almeno raddoppi tutti i massimali da 3 a 6 milioni per la ricerca e sviluppo, da 1,5 a 3 milioni per l’innovazione tecnologica, e da 10 ad almeno 20 milioni per investimenti in beni strumentali 4.0”. Per essere efficaci, gli incentivi devono essere “chiari e semplici, basati su strumenti automatici, stabili nel tempo e con tempistiche certe”, afferma Ranieri Villa di Deloitte.

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