Dal Covid ad oggi la speculazione trova nuova forza
Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli
L’anno successivo al covid gli utenti hanno conosciuto la speculazione energetica basata sulle quotazioni del gas (materia prima oggetto delle sanzioni europee contro la Russia di Putin) alla borsa olandese nata, secondo la “dotta” strategia della UE, per offrire un maggiore peso all’euro nelle transazioni energetiche.
Questa situazione prettamente finanziaria ha determinato per le imprese fornirci di energia l’esplosione di fatturato ed utili senza precedenti. Prova ne è che la Spagna ha fissato il price cap a quaranta euro ed introdotto con successo una extra tassazione straordinaria in ragione degli effetti della speculazione energetica sui fatturati delle imprese erogatrici.
Da allora in Italia, pur essendo passati quasi quattro anni, un’altra volta i medesimi consumatori si trovano all’interno di una ulteriore speculazione ancora più ingiustificata. A fronte di una strutturale diminuzione del prezzo del gas, ora quotato circa 23 euro a megawattora contro i 340 del periodo successivo al covid ed in piena crisi russo-ucraina, le bollette arrivate in tutta Italia rappresentano l’espressione cristallina di un oligopolio di matrice sudamericana con rincari che arrivano al 300%.
Questa gestione eversiva nell’approvvigionamento per le famiglie italiane trova oggi, come in passato, l’approvazione di tutti i governi che si sono alternati alla guida del Paese, nessuno escluso, negli ultimi decenni. Ogni compagine governativa ha omesso di operare a favore delle imprese e delle famiglie italiane mantenendo una posizione servile e mercenaria nei confronti delle grandi aziende fornitrici di energia in mano ormai a fondi privati stranieri. Lo scenario, infatti, era già chiaro nel maggio 2023 ed evidenzia il diverso destino industriale e delle famiglie tra gli stessi partner dell’Unione Europea (https://www.ilpattosociale.it/attualita/il-diverso-destino-di-italia-e-francia/).
Non soddisfatti, poi, si è pensato bene nel 2024 di aumentare di 17 punti l’Iva applicata nelle bollette (togliendo lo sconto introdotto dal governo Draghi) e, per chiudere il cerchio, con l’approvazione di una imbarazzante interpretazione della dottrina liberale, sono state eliminate le tariffe tutelate.
Ricapitolando, grazie all’azione combinata di tutti i governi negli ultimi trent’anni la situazione risulta ormai decisamente insostenibile anche sotto il profilo della credibilità istituzionale oltre che della tenuta istituzionale. Non trova alcuna giustificazione, infatti, il fatto che nessun governo e partito si sia adoperato per introdurre, a fronte della scadenza del contratto di fornitura energetica, l’obbligo di proporne il rinnovo la cui operatività scattasse con l’ottenimento del consenso del consumatore. Si è preferito lasciare mano libera alle aziende di praticare la tariffa più alta possibile non appena il contratto di fornitura avesse raggiunto la scadenza.
In più, quando scade un contratto tra due contraenti ed in attesa della stipula di un secondo da rendere operativo, dovrebbero nel frattempo rimanere in vigore le condizioni precedenti con la possibilità di aumenti legati all’andamento delle quotazioni internazionali.
Desta, poi, un certo ribrezzo sentire ancora oggi qualche esperto di dottrina liberale giustificare questa apocalisse energetica come la applicazione del concetto il libero mercato. Una tesi talmente insostenibile e che esprime competenze precedenti alla caduta del muro di Berlino in quanto all’interno di un reale libero mercato tutti i soggetti dovrebbero venire sottoposti ai medesimi obblighi contrattuali.
In Italia, viceversa, la politica, nella sua più variegata espressione, ha sempre favorito in modo indecente le società energetiche rendendo i cittadini a quel “parco buoi” con i quali la speculazione finanziaria indica i piccoli risparmiatori.
La paura di una degenerazione atomica del conflitto russo ucraino trova la sua prima applicazione nel mercato energetico nazionale le cui vittime sono rappresentate dai consumatori italiani.