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Erdogan il dittatore

Quando fu eletto primo ministro nel 2003 molti lo pensavano un democratico riformatore ma già dal 2010 l’atteggiamento era cambiato con una riforma costituzionale che dava all’esecutivo, e cioè a lui, molti più poteri mentre, contestualmente, espelleva dal suo partito i membri più liberali. Nel 2013 le proteste di migliaia e migliaia di giovani furono represse nel sangue con 11 morti e 8000 feriti, sconosciuto il numero delle persone incarcerate. Nel 2016 il vero o presunto tentato colpo di stato portò allo stato di emergenza e a repressioni che continuano ancora, furono licenziate migliaia di persone che lavoravano nell’apparato pubblico, dai magistrati, agli insegnanti e ai militari e da allora, ed ancora oggi, sono centinaia i giornalisti e scrittori impediti a svolgere il loro lavoro o incarcerati. Nel 2017 diventa presidente per bypassare i limiti dei troppi mandati come primo ministro, incarico che elimina con una nuova riforma costituzionale che dà ulteriori poteri al presidente anche sulla magistratura. Da più di 10 anni ogni giorno la democrazia in Turchia arretra ed Erdogan controlla dall’economia alla giustizia, dall’esercito al sistema elettorale, con continue chiusure di università, centri di ricerca, mezzi di comunicazione mentre diventa sempre più forte la sua presenza sia nel mondo islamico più oscurantista che nelle scenario delle diverse guerre che continuano nell’area, dalla Siria alla Libia. Arrogante verso l’Europa continua in un autentico ricatto minacciando di far arrivare nell’Unione decine di migliaia di profughi ed immigrati per i quali ha ricevuto ingenti quantità di denaro che non ha mai utilizzato per creare condizioni di vita più umane.

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