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Gli “effetti” della spesa pubblica

La spesa pubblica finanziata attraverso il prelievo e la  gestione della pressione fiscale assieme alla gestione del credito rappresentano le vere due forme di potere in Italia (https://www.ilpattosociale.it/2018/11/26/la-vera-diarchia/). Avendo questa superato ormai gli 840 miliardi all’anno (quasi il 49% del PIL) sarebbe interessante individuare i parametri attraverso i quali valutarne l’efficacia di tale fiume di risorse il cui fine, secondo i politici, dovrebbe risultare  quello di riequilibrare le disparità reddituali attraverso l’accesso ai servizi.

E’evidente, infatti, come l’aumento continuo della spesa corrente (a discapito della spesa in conto capitale ormai ridotta al lumicino) assicuri un ritorno elettorale in quanto attraverso la spesa pubblica si “agevola” il proprio bacino di elettori di riferimento con l’attribuzione di risorse o semplicemente con agevolazioni ed esenzioni fiscali. Tuttavia il livello dei servizi che questa dovrebbe garantire non risulta ancora oggi sufficientemente parametrato e di fatto viene sottratto ad un confronto anche all’interno dell’Unione Europea con il fine proprio di stabilire gli effetti di tale flusso finanziario alle casse dello Stato.

Dai tempi del liceo si parla della necessità di una “efficentazione della spesa pubblica sanitaria che introduca parametri del settore privato”. In altre parole, attraverso queste fumose dichiarazioni, da oltre trent’anni, si manifesta l’intenzione di eliminare gli sprechi mantenendo o addirittura aumentando il livello di servizi garantiti alla popolazione. La semplice comparazione degli effetti di tale strategia seguita da tutti i governi italiani, nessuno escluso, nella gestione della spesa sanitaria ed anche dalle regioni, da quando ne hanno avuto competenza, potrebbe aprire uno scenario decisamente imbarazzante. In tal senso, infatti, va ricordato come la spesa sanitaria attualmente rappresenti circa l’80% del bilancio regionale la quale parametrata agli “effetti ” degli altri stati  dell’Unione Europea viene assolutamente ridicolizzata.

In termini generali in tutta l’Unione Europea si è avviato un processo di riordino e riduzione di qualche punto percentuale dei posti letto. La Germania, tuttavia, prima economia manifatturiera  con un PIL di 3564 miliardi di euro, offre una disponibilità di 883 posti letto per 100.000 abitanti.

La Polonia, che rappresenta da parecchi anni uno dei principali poli industriali europei nel settore automobilistico, assicura ai propri concittadini 663 posti letto per 100.000 abitanti. La stessa Francia, alla quale noi spesso facciamo riferimento, con un PIL di 2544 mld, riesce ad offrire alla propria cittadinanza 621 posti letto per 100.000 abitanti.

Il paradosso poi che conferma l’assoluta distrazione della spesa pubblica rispetto agli obiettivi dichiarati viene attraverso il confronto con economie anche notevolmente inferiori in termini assoluti rispetto a quella  italiana. Il Belgio, per esempio, nonostante un pil di 499 miliardi di euro assicura alla propria popolazione 634 posti letto per 100.000 abitanti e persino il Portogallo ha una offerta di 332 letti avendo un pil di 272 miliardi. Il nostro Paese, con un pil di circa oltre 1750 mld di euro, presunti come per i precedenti del resto, assicura 331 posti letto per 100.000 abitanti.

Questa semplice analisi comparativa dimostra, ancora una volta, come la spesa pubblica non risulti finalizzata ad alcuna redistribuzione del reddito attraverso il prelievo fiscale e diminuzione delle disparità retributive attraverso i servizi finanziati. Semplicemente la spesa pubblica, come la sua gestione, rappresentano la prima forma di potere in Italia attraverso la quale poter assicurare a chi opera in nome dello Stato strumenti impareggiabili di influenza economica e politica.

Una ulteriore ed inattaccabile conferma dell’assoluta e totale disonestà intellettuale di chi gestisce la spesa pubblica, non tanto  per il conseguimento del maggiore benessere per i cittadini ma esclusivamente per conseguire ed instaurare, attraverso il sistema pubblico e la sua spesa, vere e  proprie rendite di posizione e servitù di passaggio.

N.B. I dati relativi al numero di posti letto sono forniti da www.quotidianosanita.it e The Spectator Index (@spectatorindex).

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