Il gelato: il simbolo della libertà negata
A Milano il Sindaco Sala sta approntando una nuova ordinanza che entrerà in vigore dal 17 maggio nella quale sarà vietata la vendita di gelati dopo la mezzanotte. Contemporaneamente alla scelta di non tagliare più l’erba nei parchi, in nome della tutela di una ipotetica biodiversità, ecco come Il gladiatore di Milano intende risolvere il problema dell’ordine pubblico nella città già da tempo al vertice nella classifica delle metropoli con il maggiore tasso di criminalità.
Questo divieto riguarda le zone della movida: nelle quali “tutte le tipologie di esercizi pubblici, esercizi di vicinato, attività artigianali di asporto, attività commerciali e distributori automatici, il divieto della vendita e della somministrazione per asporto di alimenti e bevande di qualsiasi tipo, alcoliche ed analcoliche”.
I gelati, come le bibite analcoliche, non alterano in nessun modo il comportamento di chi li assume e persino il codice della strada non impone un tasso massimo di zuccheri nel sangue. Mentre il discorso diventa differente per le bevande alcoliche, magari abbinate alla assunzione di sostanze stupefacenti.
Vietare quindi la somministrazione del gelato come delle bottiglie di acqua minerale rappresenta l’ennesima conferma di un delirio etico narcisista, all’interno del quale chi ricopre incarichi pubblici si sente autorizzato ad influire e soprattutto modificare i comportamenti dei cittadini e dei consumatori.
Viceversa, se venisse dirottata questa maniacale attenzione etica ai consumi ed ai comportamenti delle persone che affollano le zone della movida verso una parziale risoluzione dei problemi di ordine pubblico (per esempio alla Stazione Centrale) molto probabilmente la qualità della vita di Milano sarebbe sicuramente superiore ed un minimo senso di legalità ripristinato.
Quando, avendo già vietato dalla mezzanotte la vendita degli alcolici, successivamente si intende colpire una tipologia di consumo che non determina nessuna problematica di ordine pubblico, come il gelato, allora questa ordinanza rappresenta la conferma di un delirio politico ideologico del quale il sindaco di Milano ne rappresenta la sintesi perfetta.
Il gelato diventa così, suo malgrado, il simbolo di una libertà (di consumo come di impresa) la cui limitazione definisce una diminuzione del diritto del singolo cittadino, giustificata dal sostegno ad uno stato sempre più etico e da una ideologia massimalista tali da renderlo sempre più totalitario.
Il gelato, invece, ora più che mai ha il gusto della libertà.