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Il modello argentino: da un monopolio pubblico ad uno privato

In una situazione nella quale il Presidente del Consiglio annuncia il ritiro di una concessione ad un’azienda quotata in borsa durante l’apertura delle contrattazioni dimostra una neppur minima considerazione per gli effetti delle proprie dichiarazioni. Dall’altra parte solo ora il concessionario della rete autostradale, identificato nella famiglia Benetton, dimostra la volontà di trattare per una riduzione delle tariffe ed un aumento delle risorse finanziarie destinate alla manutenzione.

In questo contesto surreale, ancora oggi, nessuno prende nella dovuta considerazione le evidenti colpe del governo D’Alema e del ministro Letta (Enrico) i quali, di fatto, diedero le concessioni delle reti autostradali a dei gruppi privati con la possibilità di aumentare i pedaggi non solo in rapporto agli investimenti (e manutenzioni straordinarie) ma semplicemente all’ipotesi di realizzazione di queste opere.

Per quanto riguarda la gestione delle reti autostradali in Europa, erano noti alla fine degli anni 90 i modelli gestionali tedesco e svizzero. La prima presenta una rete autostradale di 13.000 km gestita con risorse pubbliche che si trasformano in un servizio agli automobilisti grazie alla quasi completa gratuità.

Nella Confederazione Elvetica, secondo modello di riferimento, per una rete autostradale di 1.382 chilometri ed una semiautostradale di 271 viene richiesto a chiunque intenda transitare il pagamento di una “vignetta” valida dal primo dicembre dell’anno precedente a quello stampato sulla vignetta fino al 31 gennaio dell’anno successivo.  Il costo della vignetta è di 40 franchi, circa 37 euro (per 14 mesi di libera circolazione).

In tal senso si ricorda come la semplice andata e ritorno Milano-Venezia (532 km con costo pedaggio complessivo A/R di 52,20 euro) risulti ampiamente superiore al costo della vignetta svizzera per 1.382 chilometri ed una durata di 14 mesi.

Ricordando, inoltre, come anche in Belgio ed Olanda le autostrade siano sostanzialmente gratuite, i due esempi della Germania della Svizzera certamente non possono assolutamente venire considerate come espressione di un regime socialista. Viceversa, la loro gestione assicura, attraverso la rete autostradale, un servizio all’utenza diventando le stesse reti fattori competitivi nella costituzione dei costi di trasporto.

Alla fine del secondo millennio, invece, la classe politica italiana nella sua interezza, coadiuvata dalla complicità del mondo degli economisti e di quello accademico, ha preferito adottare il modello Argentina in nome di un fantomatico “efficientamento” del sistema. Come se il passaggio da un monopolio pubblico ad uno privato garantisse per gli utenti un qualche vantaggio competitivo.

Per offrire una valutazione complessiva della mancanza di competitività del nostro Paese sarebbe opportuno partire anche dai modelli adottati nella semplice gestione dei servizi, come la rete autostradale, e di conseguenza dalle responsabilità di questo disastro che il passaggio da un monopolio pubblico ad uno privato ha determinato.

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