Il nanismo intellettuale del pensiero liberale italiano
Il progetto di rendere private tutte le più importanti infrastrutture statali, in concessione come Autostrade o cedute a fondi esteri come le multiutility, sta arrivando alla sua disastrosa conclusione.
Attraverso la privatizzazione della rete TIM, l’Infrastruttura digitale strategicamente fondamentale in quanto convoglia dati ed informazioni anche di estrema importanza militare ed internazionale, si chiude infatti quel processo di cessione di sovranità dello Stato sicuramente più deleteria nelle ripercussioni rispetto a quella monetaria.
Un processo gestito sostanzialmente da una classe governativa e parlamentare di “piazzisti” i quali con diverse ed opposte maggioranze si sono alternati alla guida del nostro Paese dal 1998 ai giorni nostri ma tutti uniti dal medesimo obiettivo ed interesse.
Questo delirio “liberalizzante” ha visto il proprio inizio con il governo D’Alema ed ora è in via di ultimazione grazia all’azione del primo governo a giuda femminile, dimostrando ancora una volta come non esista la differenza di genere neppure tra opposti schieramenti politici.
Questo ennesimo disastro strategico economico rappresenta l’essenza stessa del massimalismo affaristico che coinvolge tutti i partiti dell’arco costituzionale e tutti i governi dal 1998 al 2023.
In questo contesto, in più, emerge clamoroso il silenzio altrettanto massimalista e probabilmente compromesso della cosiddetta “area intellettuale liberale” la quale con arroganza si arroga il compito di rappresentare il pensiero di un ex presidente della Repubblica e liberale in genere.
Queste fondazioni o istituti vari affermano di rappresentare il pensiero liberale assieme ad un fiorire di “partiti di ispirazione liberale” i quali, all’unisono, disquisiscono quotidianamente delle problematiche legate alle licenze dei taxi.
Contemporaneamente non spendono una parola su scelte strategiche relative ad infrastrutture fondamentali con effetti e ripercussioni per la stessa comunità democratica. Evidente come espressione della loro incapacità di valutazione e confermata dall’atteggiamento rispetto alle conseguenze dell’acquisizione operata dal fondo KKR della rete TIM.
In altre parole, il mondo liberale dimostra il proprio “nanismo intellettuale” in quanto applica in modo massimalista i principi liberali (concorrenza e legge di mercato ripetuti pedissequamente in ogni contesto) al mondo dei servizio a basso valore aggiunto, mentre rimane in complice silenzio sulle strategie complessive legate alla acquisizione della rete TIM, arrivando in sporadici casi ad appoggiare l’operazione di finanza speculativa del fondo KKR.
Una forza politica che si definisce “sua sponte” liberale ed in contrapposizione rispetto al pensiero ed alle azioni governative si dimostra invece complice attraverso il proprio silenzio del declino nazionale.
Un gotha liberale incapace persino di distinguere il valore, e quindi anche gli effetti, tra politiche legate ai servizi alle persone (taxi) ed altre legate alle sorti delle reti infrastrutturali strategiche, le quali meriterebbero diversi approfondimenti in relazione agli effetti per l’intera nazione.
Questo nanismo intellettuale espresso dai vertici liberali rappresenta una delle cause principali della deriva sudamericana che il nostro Paese ha intrapreso a cominciare dal governo D’Alema e portata ora a compimento dal governo Meloni. Non va dimenticato infatti come quest’ultimo intenda rinnovare la concessione a privati di Autostrade, dimostrando come la tragedia del Ponte Morandi non abbia scosso minimamente l’anima della classe politica reggente.
Va sottolineato, quindi, come dal 1998 fino al 2023 tutti i governi alla guida del nostro Paese abbiano potuto operare contro gli interessi degli elettori applicando in modo scolastico ed escludendoli dal contesto alcuni principi liberisti, avvalendosi contemporaneamente del complice silenzio dell’intero mondo liberale, incapace di elaborare una propria strategia alternativa in relazione a tematiche così importanti sotto il profilo strategico.
Mai come ora il destino della rete Tim ha dimostrato quanto da oltre vent’anni la classe politica italiana si sia dimostrata priva di ogni minimo senso dello Stato, anche grazie alla complicità del mondo liberale affetto da un sempre più imbarazzante nanismo intellettuale, culturale ed umano.