Attualità

Il nuovo parco giochi digitale

Il fondo statunitense Kkr, investitore con 1,8 miliardi nella società FiberCop (la nascente società dovrà gestire la migrazione alla Fibra), si vedrà riconosciuta come quota azionaria il 37,9%, Telecom (partecipata già dalla cassa depositi e prestiti) possiederà la quota maggioritaria del 58% mentre a Fastweb verrà assegnato un 4,5% in ragione del proprio investimento. Il controllo di questa società di conseguenza risulta essere in capo a società e fondi privati.

Un’operazione che ricorda da vicino quella relativa all’autostradale operata alla fine degli anni 90 e che ha portato il sistema infrastrutturale autostradale italiano all’attuale situazione culminata con il disastro del Ponte Morandi di Genova (https://www.ilpattosociale.it/attualita/autostrade-lincompiuta/).

Tornando al settore digitale, questa operazione più finanziaria che infrastrutturale vede l’operatore politico e pubblico attori principali anche attraverso la garanzia che viene assicurata all’investitore privato (Kkr) di un rendimento del 9% per il proprio impegno finanziario. Un impegno al rendimento minimo assicurato sulla carta dall’aumento dell’utenza, nella realtà qualora questo non venisse raggiunto dall’aumento delle tariffe.

Ancora una volta, se da una parte l’esperienza della gestione privata di autostrade non ha insegnato nulla, in quanto la Germania e la Svizzera dimostrano come le reti infrastrutturali possano tranquillamente essere gestite nell’interesse di cittadini da un ente pubblico, così nella telefonia lo Stato invita legittimamente un fondo privato straniero assicurandogli addirittura il rendimento minimo del 9%, di fatto regalando il monopolio a degli operatori privati con un ruolo marginale, anche azionario, di cassa depositi e prestiti.

Si sceglie quindi una strategia economica spuria a metà tra pubblico e privato la quale tuttavia assicura la perdita di indirizzo da parte dello Stato a favore della gestione della società come sempre finalizzata a rendimenti immediati (Roe) a discapito degli investimenti di medio e lungo termine.

Una soluzione scellerata per una rete infrastrutturale che dimostra il livello della visione strategica delle infrastrutture fisiche o digitali della nostra classe dirigente e politica. L’Italia con le proprie infrastrutture continua ad essere il parco giochi per interessi privati molto spesso garantiti dallo Stato stesso.

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