Il paradosso degli incentivi fiscali
Gli incentivi fiscali possono determinare degli esiti contraddittori a seconda del loro posizionamento. Sembra incredibile come ancora oggi sia necessario precisare la differenza negli esiti con la politica degli incentivi se posizionati a monte o a valle di una qualsiasi filiera industriale.
Nel caso, per esempio, dell’industria automobilistica qualsiasi forma di incentivo relativo a favorire l’acquisto di un’auto, esattamente quanto scelto dal governo in carica, rappresenta un sostegno alla politica “commerciale” quasi sempre utilizzato, come diceva Marchionne negli anni passati, a favore della vendita di automobili estere e magari nell’ultimo periodo cinesi.
Anche se gli esempi risultano sempre molto difficili da dimostrarsi veramente esemplificativi, sarebbe come se il bonus edilizio fosse stato adottato come incentivo alla vendita delle realtà immobiliari esistenti e non a favore di un eventuale efficientamento energetico, come è avvenuto in realtà, anche con effetti disastrosi per quanto riguarda il debito alla spesa pubblica.
In quest’ottica, all’interno di una politica di sviluppo di una qualsiasi filiera industriale i medesimi incentivi dovrebbero rappresentare la prima forma di sostegno alle produzioni o quantomeno al mantenimento delle complesse filiere all’interno del confine nazionale.
Solo in questo caso, quindi, questi assumerebbero i connotati di una forma di sostegno non al singolo settore manifatturiero, ma più complessivamente ne trarrebbe un vantaggio la stessa occupazione, e, di conseguenza, anche allo sviluppo della domanda interna e quindi dello stesso PIL.
Nel complesso momento nel quale il sistema economico/industriale si trova, per la prima volta dal dopoguerra ad oggi, di fronte alla quindicesima flessione della produzione industriale un governo consapevole avrebbe dirottato ogni incentivo a monte della filiera, più che allo sviluppo del commercio dei prodotti per riuscire ad acquisire qualche decimale di crescita.
In quanto l’obiettivo strategico dovrebbe essere quello di invertire il trend della disastrosa flessione della produzione industriale, la quale non è ancora oggi condizionata dalla politica fiscale a sostegno espressa dal governo in carica come dai precedenti.
Va ricordato, infatti, come gli ultimi governi, compreso l’attuale, si sono dimostrati espressione di un imbarazzante pressapochismo economico optando con la scelta dei bonus fiscali ed incentivi a valle di ogni filiera industriale e quindi anche di quella Automotive. Ed ecco allora come i risultati ovviamente non tardano ad arrivare, come qui sotto ricordati (*), con un calo della produzione industriale nel settore industriale dell’auto del -20%. Un disastro strategico e politico oltre che economico il quale non può venire semplicemente attribuito alla congiuntura internazionale ma anche ad un’incompetenza di fondo di chi ha gestito negli ultimi vent’anni la politica economica ed industriale del Paese.
Tornando, quindi, agli incentivi fiscali ed economici, sarebbe opportuno ricordare come proprio dal loro posizionamento, se a monte o piuttosto a valle della filiera industriale, questi potranno garantire un futuro al nostro Paese oppure condannarlo alla propria estinzione industriale ed economica.
(*) https://www.motorionline.com/anfia-ad-aprile-in-italia-la-produzione-cala-ancora-203/