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Il turismo di non ritorno

Il mercato globale ha determinato anche la globalizzazione della domanda turistica e con lei la volontà di visitare le località più belle del mondo, molte delle quali si trovano in Italia, creando le condizioni dell’overtourism, termine molto “qualificante”.

Da anni il turismo rappresenta una risorsa importante ma contemporaneamente abbina dei costi impliciti ancora oggi non perfettamente calcolati e forse neppure conosciuti.

Solo ora,  in seguito ad una nuova esplosione di domanda turistica, gli effetti si cominciano ad intravedere, attraverso lo spopolamento dei centri storici delle maggiori località turistiche e con un appiattimento delle figure professionali richieste solo dalla ristorazione come dall’hotellerie (giugno 2023 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-presunta-sostenibilita-del-turismo/).

Uno degli aspetti più importanti che il vero sviluppo economico ha portato con sé può venire individuato nella crescita di nuove aggregazioni urbane, proprio dove si creano posti di lavoro legati all’industria e quindi ad un sito produttivo creatore di valore aggiunto.

Con il turismo, invece, avviene esattamente lo stesso in quanto i prezzi delle case subiscono delle rivalutazioni scollegate dal contesto ma basate solo ed esclusivamente su un interesse turistico globale.

In questo contesto risulta più remunerativo avviarle verso gli affitti turistici più che darle come residenza di famiglia.

Questo dimostra come il turismo non rappresenti una forma di sviluppo per un paese, in quanto vende un prodotto esistente ad un valore base e non ha nessun coefficiente moltiplicatore se non quello speculativo relativo ad una domanda turistica crescente.

Credere che il turismo rappresenti il futuro della nostra economia dimostra sostanzialmente una assoluta incapacità di comprensione relativa ad un fenomeno certamente in crescita ma molto lontano dalla creazione di quel valore aggiunto quale può nascere solo ed esclusivamente attraverso un sistema industriale capace di rispondere ad una domanda globale.

In altre parole, il turismo rappresenta una forma di economia per pochi, semplice ed immediata ma che porta inevitabilmente qualsiasi località e paese ad un declino proporzionato alla percentuale di importanza della economia turistica (luglio 2023 https://www.ilpattosociale.it/attualita/la-cuba-del-terzo-millennio/).

In questo contesto risulta espressione della medesima incapacità di comprendere e gestire un fenomeno complesso e mondiale l’idea di inserire un ticket di ingresso ad un patrimonio rappresentato da una città come Venezia o le Dolomiti stesse.

A questo si aggiunga come per la città Veneta il flusso di turismo sia legato ormai ai dodici mesi dell’intero anno, mentre per le Dolomiti, studiando i flussi turistici e soprattutto il traffico sulle statali più battute, si rivela essenzialmente legato al massimo a due o tre periodi all’anno, che quindi non giustificano alcun intervento strutturale e tanto meno un ticket.

Il vero obiettivo delle istituzioni dovrebbe essere rappresentato dalla responsabilità di tramandare ai posteri il patrimonio che hanno ereditato senza alcun merito se non quello di essere nati nel nostro meraviglioso Paese.

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