Attualità

Il turismo questo sconosciuto

Durante tutto il 2023 non è passato giorno nel quale ministri, governatori delle regioni assieme agli stessi sindaci non avessero esaltato le performance dell’economia turistica.

Tutte le affermazioni e gli ipotetici successi vantati tanto dai rappresentanti istituzionali quanto dagli operatori del settore del mondo del turismo italiano risultano, invece, viziate da un banale opportunismo politico.

Rispetto ai nostri diretti concorrenti nel mondo dell’economia turistica l’Italia ha perso tra il -5/-6% (fonte WSJ) in termini generali, mentre i dati aggiornati relativi ai pernottamenti nel mese di luglio 2023 segnano una flessione del -15,3% con poco più di 64 milioni rispetto al 2019 nel quale segnarono oltre 74 milioni.

In altre parole, oltre alla mistificazione dei dati oggettivi la complessa economia turistica italiana ha perso in competitività ed attrattività rispetto ai concorrenti europei, in particolare Grecia, Francia e Spagna.

Paradossale poi che molti analisi individuino una delle cause di questa flessione nella ricerca della centralità di una offerta legata “al lusso” che ha per contro assicurato un pessimo ritorno di immagine con i lettini venduti nel Salento a 1000 euro.

Questi impietosi dati vengono, poi, confermati anche per la stagione invernale, come riportato da demoskopika.it, che ha rilevato una contrazione del -6,7% degli arrivi e dei turisti stranieri ed una flessione della spesa del -7,1%.

In questo contesto di numeri importanti ma al tempo stesso incontestabili sarebbe opportuno ripensare le strategie che sembrano alla base dell’economia turistica italiana, partendo dal semplice presupposto che l’Italia rappresenti un unicum nel mondo e quindi meriti la elaborazione di strategie turistiche uniche.

Risulta evidente come la scelta verso un banale turismo di lusso indicata tanto per tanto per Cortina d’Ampezzo (si pensi alla questione dell’aeroporto di Fiames) quanto per Venezia, che si vorrebbe trasformare in una piccola Montecarlo (dimenticando il vantaggio fiscale del Principato), rappresenti un approccio banale ed espressione di incompetenza, oltre che essere inapplicabile ed assolutamente deleteria per il settore turistico in generale, come i dati hanno confermato.

Il turismo rappresenta sicuramente una fonte importante di sviluppo economico dell’economia italiana, ma contemporaneamente assicura una bassa concentrazione di manodopera per milione di fatturato e con qualifiche professionali più basse rispetto al mondo manifatturiero.

Al contrario, basti pensare come la Gran Bretagna stia raggiungendo un livello di economia manifatturiera molto simile a quella degli anni settanta/ottanta grazie ad una strategia adottata degli anni passati dal primo ministro Cameron (2010/16).

L’unicità dell’offerta turistica italiana dovrebbe indurre al ricorso di strategie che non si limitino ad adottare modelli a noi lontani ma ad un approccio diverso rispetto ad ogni altra parte del mondo in forza proprio della sua specificità.

I numeri dimostrano come fino ad ora il turismo non sia ancora stato compreso nella sua articolata espressione e rimanga un settore sconosciuto soprattutto a quelle figure istituzionali che si vantano di inesistenti successi.

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