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Italia: un patrimonio immeritato

Da una recente ricerca l’Italia rappresenta nel mondo la meta più ambita. Questa propensione globale verso il nostro Paese non è ovviamente legata alla sola espressione di un desiderio di ammirare le stupende località culturali, storiche e naturali. E’, invece, anche espressione di una sincera ammirazione per il way of life italiano, sintesi e sublimazione dell’offerta di prodotti (calzature, arredamento, tessile-abbigliamento, enogastronomia, tre settori delle famose 4A) i quali si esprimono nel Made in Italy come valore aggiunto e soprattutto distintivo.

Negli ultimi trent’anni, viceversa, nel nostro Paese non un governo ha cercato di valorizzarne e soprattutto tutelare questo patrimonio. Contemporaneamente i grandi brand del mondo della “moda” legati alla origine italiana come valore distintivo hanno delocalizzato senza ritegno tutte o buona parte delle proprie produzioni. In questo contesto, allora, il fattore prezzo diventa l’unico elemento distintivo che ne certifichi l’appartenenza al settore Luxury.

All’interno dell’Unione Europea la nostra politica è stata quella di ottenere sempre decimali aggiuntivi di maggior deficit per sopportare la continua crescita della spesa pubblica (80 euro ora 100, reddito di cittadinanza, quota 100) finalizzata a foraggiare i vari giardini elettorali. Addirittura alcuni governi hanno finanziato la delocalizzazione, come il governo Prodi, mascherandola attraverso sostegni alla internazionalizzazione convinti che il mondo industriale rappresentasse ormai la Old Economy.

Per nostra fortuna la verità percepita risulta sicuramente più importante di quella reale per cui ancora oggi il nostro Paese detiene un primato unico al mondo riconosciuto dalle diverse popolazioni ad ogni latitudine.

Se i governi invece di dilettarsi con ridicole estrazioni degli scontrini o fumose proposte di elezione diretta del primo ministro cominciassero invece ad esprimere competenze ma soprattutto strategie economiche industriali e con queste anche nuove normative a tutela del made in Italy il problema della crescita economica potrebbe trovare una svolta non indifferente. In questo senso, infatti, sembra incredibile come l’ottusità della classe politica e dirigente non sia in grado neppure di copiare da esempi molto qualificanti come a soli 80 km da Milano offre la Svizzera attraverso la rimodulazione del protocollo relativo allo Swiss made.

Lo stesso tema del reshoring produttivo sembra ormai essere caduto nel dimenticatoio sostituito da quello molto più vincente sotto il profilo comunicativo della sostenibilità. Anche in questo caso ignorando completamente i risultati già ottenuti dal sistema industriale italiano (https://www.ilpattosociale.it/2018/12/10/sostenibilita-efficienza-energetica-e-sistemi-industriali/). A maggior ragione ora che il coronavirus mette in difficoltà il supply chain di aziende che hanno delocalizzato fasi della propria produzione e quindi viene riproposta la centralità della filiera produttiva italiana.

Un patrimonio del genere, riconosciuto e amato, come quello italiano, merita altissime competenze anche all’interno delle stesse associazioni di categoria le quali viceversa si stanno ritagliando, come Confindustria ed i sindacati, un ruolo politico nella gestione della spesa pubblica e sempre meno si occupano della tutela dei propri associati.

Una classe politica e dirigente che non comprende il valore del patrimonio ereditato destina il proprio paese alla estinzione culturale ed alla marginalizzazione della propria economia. I dati drammatici della esplosione della cassa integrazione (+57%, al sud +90%) di fatto annientano la credibilità di un governo e di un presidente del Consiglio che aveva indicato nel 2019 un “anno stupendo”.

In fondo come l’eredità viene definita un arricchimento “senza causa” il nostro Paese rappresenta un patrimonio italiano come felice sintesi complessa di un way of life apprezzato in tutto il mondo, quindi un valore riconosciuto.

Contemporaneamente questo patrimonio italiano viene distrutto e scialato da chi non ne comprende la grandezza e non ha dimostrato alcun merito per ereditarlo e tantomeno capacità nel tutelarlo.

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