Attualità

La complessità sistemica

Ho sempre considerato l’economia come un sistema complesso il quale, pur imboccando una direzione molto spesso di natura ideologica, cerca di trovare un equilibrio, senza mai raggiungerlo.

La complessità di una economia raggiunge la propria massima espressione all’interno di un mercato globale, come quello contemporaneo, all’interno del quale agli effetti delle azioni politiche dei singoli stati ed economiche e strategiche delle aziende si uniscono quelli generati dagli operatori finanziari completamente svincolati da un indirizzo politico (private equity), oppure espressioni di nazioni che attraverso le operazioni finanziarie intendono indirizzare verso un proprio interesse politico il mondo economico e politico (fondi sovrani).

La novità contemporanea emerge proprio dalla dotazione finanziaria di questi nuovi soggetti finanziari i quali raggiungono anche tre volte il PIL dell’Italia.

In questo contesto, quindi, tanto la politica governativa, intesa come “Arte del governare” ma soprattutto il confronto tra i diversi schieramenti ideologici, da sinistra a destra passando per un ipotetico centro liberale, si ostinano nell’individuazione ed applicazione di pochi e semplici principi troppo spesso scolastici ed ideologici, come la semplicistica soluzione finalizzata alla salvezza ed alla salvaguardia e rinascita di un sistema paese, viceversa complesso.

Sembra incredibile come ancora oggi si tenda ad individuare nel semplice aumento della spesa pubblica, senza prendere in alcuna considerazione la propria efficienza la quale di fatto risulta inversamente proporzionale alla sua entità, la via maestra per risollevare le sorti economiche nazionali ed europee. Basti pensare alla ricetta Draghi, il quale Individua in un nuovo debito comune la via della rinascita dell’intero contenente europeo.

Per contro, in modo altrettanto manieristico, dalla parte opposta dello schieramento politico viene indicata come salvifica la semplice riduzione del ruolo dello Stato all’interno dell’economia, e quindi si demanda al solo ed unico ruolo fondamentale ed esclusivo del mercato la possibilità di ritrovare la via dello sviluppo.

Come spesso succede entrambi gli schieramenti rappresentano le divisioni ideologiche espressione di un approccio culturale banale e rappresentativo di un’economia mondiale divisa ancora dal muro, non solo ideologico, di Berlino.

La vicenda argentina, con una crescita esponenziale della inflazione nonostante la cura del “mercato”, dimostra quanto possano essere complesse le soluzioni ad una crisi economica nata da una classe politica corrotta e che ha dominato la splendida nazione argentina.

Contemporaneamente, nonostante i fondi del PNRR, gli effetti sull’economia reale italiana risultano addirittura negativi in termini di reddito disponibile, certificando una volta di più come l’utilizzo anche di finanziamenti straordinari, se non collegati ad un sistema efficiente di spesa, possono avere un effetto addirittura negativo.

Per rispondere ad una complessità sistemica l’ideologia, in ogni sua declinazione, rappresenta la scelta decisamente più inappropriata.

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