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La credibilità di un paese: un patrimonio azzerato

La vicenda delle Acciaierie ArcelorMittal dimostrano ancora una volta quale sia l’approccio anti industriale dei diversi governi che si susseguono alla guida del nostro Paese da oltre vent’anni ed in particolare dell’ultimo in carica.

I danni economici quantificabili, per cominciare, nella perdita di circa 20.000 posti di lavoro tra diretti ed indotto aggiunti ad una probabile diminuzione del PIL del -1,2% risultano certamente enormi per i quali sarà necessario reperire risorse pubbliche aggiuntive al fine di finanziare gli ammortizzatori sociali senza precedenti. Un impatto devastante per la finanza pubblica in termini di spesa aggiuntiva al quale si deve aggiungere la perdita di ricchezza immediata ma anche di un moltiplicatore di Pil all’interno dei confini italiani. Qualora non bastasse va anche considerato come questa situazione costringerà le aziende metalmeccaniche, vera  eccellenza del Made in Italy e  primo settore per esportazione ed occupazione, a rivolgersi all’estero per l’acquisto dell’acciaio necessario, causando un ulteriore squilibrio della bilancia commerciale.

Ragionando tuttavia nell’ottica del medio e lungo termine, questi costi, se considerati in un’ottica globale, possono risultare addirittura incredibilmente inferiori rispetto a quelli complessivi in termini di azzeramento della credibilità imputabile al  governo in carica e alla maggioranza parlamentare. In altre parole, all’interno dei flussi finanziari globali il nostro Paese perde ogni residuale attrattività nell’intercettare tali investimenti.

Una credibilità complessiva ormai quantificabile in un valore infinitesimale se valutata in rapporto al cambiamento dei termini dell’accordo tra ArcelorMittal degli  ultimi due governi Conte che ha portato il Parlamento all’approvazione della cancellazione dello scudo penale precedentemente garantito.

Quest’ultimo infatti rappresentava uno dei fattori determinanti per consentire gli investimenti e il ripristino di condizioni ambientali accettabili da parte del Colosso indiano. Una credibilità che viene messa a dura prova anche dalle dichiarazioni del primo ministro il quale si richiama ad una posizione di fermezza nei confronti dell’azienda stessa dopo aver causato con la propria azione di governo questo disastro economico industriale. Del medesimo livello risultano le reazioni dei partiti che compongono la maggioranza e che quindi hanno votato la cancellazione dello scudo penale ma che ora si dichiarano disponibili al ripristino della stessa, dimostrando, ancora una volta, il proprio disinteresse per le conseguenze delle proprie decisioni politiche in entrambe le due diverse occasioni parlamentari nel momento in cui hanno espresso voto favorevole all’annullamento dello scudo penale con il solo obiettivo di mantenere intatta una maggioranza ma disinteressandosi completamente delle reazioni dell’azienda stessa che vedeva cambiati i termini del contratto.

Ora, per la medesima  ragione, cioè il mantenimento di una maggioranza, ma stupiti, nella loro superficialità, dalle conseguenze del primo voto, sono addirittura disponibili a reinserire lo scudo penale con un voto parlamentare. In questo contesto evidentemente gli interessi del Paese, nel suo complesso di lavoratori e sistema industriale italiano, non vengono tenuti in alcuna considerazione.

In questo avvilente panorama umano e politico il patrimonio, in termini di credibilità, dilapidato da questo governo e dalla sua maggioranza non è assolutamente recuperabile agli occhi degli investitori, tanto italiani quanto esteri.

Un paese in cui ogni dieci  mesi vengono apportate delle modifiche al quadro fiscale, anche retroattive, impedendo di fatto la valutazione di ogni investimento e del calcolo del Roe, unitamente ad una incapacità ed irresponsabilità politica di mantenere gli accordi siglati precedentemente (tav) è un sistema paese assolutamente non attrattivo per gli investitori italiani ma soprattutto esteri.

Per questo motivo il danno economico complessivo, calcolabile in una perdita di un punto o poco più di PIL  in caso di chiusura della acciaieria ex Ilva, rappresenta un valore infinitamente inferiore se paragonato alla perdita di credibilità che il nostro Paese deve subire a causa di questa scellerata classe politica e di questa maggioranza parlamentare nella sua articolata composizione.

La credibilità di un Paese rappresenta un patrimonio non solo economico ma anche culturale che meriterebbe una maggiore attenzione ma soprattutto una maggiore consapevolezza nella sua tutela.

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