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La “crescita” economica ed il nesso psicologico

Gli ultimi dati economici dimostrano ancora una volta la sostanziale stagnazione dell’economia italiana con dieci flessioni consecutive della produzione industriale.

Nel IV trimestre del 2023 il PIL “cresce” del +0,2% sul trimestre precedente e del +0,5% sul IV trimestre 2022.  Nel 2023 la crescita PIL complessiva si dimostra di un misero +0,7% rispetto al 2022.

Mentre la Germania si trova in recessione con una crescita negativa del -0,3% del PIL legata alla frenata dell’export, la Spagna fa segnare un interessante +2,5%. La crescita spagnola è dovuta sostanzialmente ad una stabilizzazione e ad un mantenimento dell’export, ma soprattutto ad una crescita della domanda interna.

Un fattore economico intersecato con un aspetto psicologico che potrebbe trovare una parziale ragione anche nella politica energetica del governo spagnolo.

Andrebbe ricordato come la stessa famiglia che in Italia dovrebbe spendere per le bollette energetiche oltre mille euro, in Francia pagherebbe 626 euro, in Portogallo 559 e in Spagna addirittura 492 euro.

La metà della spesa in bollette risparmiata in Spagna, espressione del tetto al prezzo del gas mentre in Italia Draghi attendeva fiducioso il price cap applicato al gas dall’Unione Europea, in un contesto nazionale di sensazione positiva per i cittadini che si sentono tutelati dallo Stato, si può trasformare in una percentuale aggiuntiva di domanda interna in beni e servizi e quindi di sviluppo economico. In altre parole, questa percezione si traduce in un sentiment positivo che favorisce i consumi.

La mancata crescita italiana del 2023 nasce, invece, anche dalla terribile combinazione tra la scelta di questo governo di togliere le tariffe tutelate e di implementare ancora una volta, come tutti i governi precedenti, la cessione di quote, o “privatizzazioni/liberalizzazioni” come piace ai liberali nostrani, ai fondi privati delle multiutility ed aziende energetiche.

Anche in questo contesto si inserisce un fattore psicologico individuabile dalla netta percezione provata dagli stessi cittadini italiani di essere diventati semplicemente delle “utenze” da sfruttare a favore delle aziende energetiche alle quali si apre il libero mercato a senso unico, a favore cioè delle aziende le quali applicano tariffe con aumenti anche del 5/600%.

In questo modo, quindi, si trasforma una percezione nella assoluta certezza di essere stati abbandonati da quello stesso Stato che dovrebbe tutelarli come compito istituzionale. La certezza dell’abbandono statale si trasforma in un sentiment fortemente negativo.

La flessione della domanda interna italiana, una delle caratteristiche più differenti con la crescita spagnola, rappresenta quindi l’unica “difesa” degli italiani, i cui effetti disastrosi, tuttavia, ricadono sul sistema industriale italiano e, di conseguenza, ancora una volta sui cittadini già in difficoltà.

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