Attualità

La delocalizzazione intellettuale

“Le delocalizzazioni produttive rappresentavano Il trasferimento del vantaggio culturale e tecnologico (espressione dell’evoluzione tecnica culturale) dei paesi occidentali ai paesi a basso costo manodopera…” (*)

Questo poteva rappresentare la strategia economica sostenuta dal mondo accademico italiano ed adottata dall’intero arco parlamentare e governativo degli ultimi 30 anni.

Ancora oggi, la Fiat ha messo in cassa integrazione gli operai impiegati nella linea di produzione della 500 elettrica in quanto il mercato non recepisce questo prodotto offerto al mercato ad un prezzo decisamente fuori contesto. Come sempre, infatti, il mercato indica quanto possano essere disastrose le strategie aziendali. Sarebbe opportuno che il management rispondesse di questi errori clamorosi che, tra l’altro, ricadono sull’Italia in quanto la cassa integrazione viene finanziata con i contributi dei lavoratori italiani.

Una strategia che vede coinvolta anche la tedesca Volkswagen la quale all’inizio aveva appoggiato la transizione ecologica imposta dalla Commissione Europea assaporando l’opportunità di ricambio dell’intero parco auto circolante europeo e adottando il principio della speculazione finanziaria, la quale, sulla base di una opportunità, considerava il bacino d’utenza degli automobilisti il proprio “parco giochi”. Ma ora si ritrova esposta con investimenti nelle auto elettriche assolutamente sproporzionati rispetto alle risposte del mercato e sta avviando un piano di licenziamenti impensabile solo due anni addietro.

Di questa situazione la politica sembra non accorgersene o ancora peggio sottovalutarne le conseguenze.

A questo tipo di delocalizzazioni produttive si devono aggiungere ora quelle relative al back office, cioè gli impiegati e i quadri. Stiamo assistendo, appunto, ad una evoluzione delle delocalizzazioni produttive le quali ora investono anche il back office. La Saint Gobain, infatti, delocalizza in Polonia buona parte del proprio asset amministrativo (https://www.milanotoday.it/economia/licenziamenti-saint-gobain-2023.html). Mentre tutti i partiti si interrogano sulla introduzione di una riduzione della settimana lavorativa, e su una legge relativa ad una obbligatorietà del salario minimo, in Italia prende forma una evoluzione delle delocalizzazioni. Quelle industriali, infatti, subiscono una accelerazione, si pensi alla realizzazione della nuova Fiat 600 in Polonia, ma a queste si aggiunge un’altra tipologia che riguarda anche i servizi, come la vicenda Saint Gobain dimostra.

In questo contesto la digitalizzazione dell’economia tende a favorire, appunto, questo fenomeno del trasferimento di know how non solo produttivo ma adesso anche intellettuale, i cui effetti potrebbero rivelarsi devastanti per il nostro Paese.

Una pericolosa prospettiva la quale comunque lascia assolutamente indifferente l’intera classe politica italiana.

(*) FP

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