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La patrimoniale ovvero il Mes degli “stupidi”

Valutare le diverse forme di finanziamento della spesa pubblica risulta abbastanza complesso ed articolato.

I parametri di riferimento, per esempio, del costo al servizio del debito pubblico sono in continuo cambiamento in considerazione del fatto che gli ultimi finanziamenti di titoli hanno raggiunto rendimenti bassissimi se non addirittura negativi.

Relativamente al Mes sanitario ed ora ad una ipotetica tassa patrimoniale si è aperta una battaglia tra scuole di pensiero articolate in base alle quali risulta difficile individuarne completamente le strategie. Chi si oppone al Mes sostanzialmente afferma come sia più conveniente stampare denaro e quindi aumentare la base monetaria. In alternativa la medesima scuola economica indica nel monetizzare il debito pubblico attraverso l’emissione di titoli che vengono completamente ed interamente acquistati dalla BCE. Due strategie della medesima dottrina economica che non tiene in alcuna considerazione gli effetti depatrimonializzanti per esempio del risparmio.

In antitesi la posizione favorevole al Mes a sua volta afferma come le risorse ottenute presentano un costo del debito sostanzialmente basso (anche se forse superiore all’andamento delle ultime emissioni di titoli pubblici) ma soprattutto una destinazione certa: quella di finanziarie il sistema sanitario nazionale. Di conseguenza queste risorse sarebbero disponibili subito e con un vincolo di spesa ben preciso che obbligherebbe il governo ad utilizzarle semplicemente per il SSN.

A queste due posizioni si è aggiunta una a terza, sicuramente quella più imbarazzante, che individua in una tassa patrimoniale la possibilità di reperire risorse finanziarie aggiuntive rispetto al Mes stesso o alla monetizzazione del debito pubblico. Una posizione prettamente ideologica la quale, esattamente come l’addizionale IRPEF oltre un determinato livello di reddito introdotta dal governo Monti, violerebbe il principio di uguaglianza e molto probabilmente verrebbe annullata in seguito dagli organi competenti.

Queste sono le due macro posizioni che si contrappongono nell’utilizzo del Mes alle quali si aggiunge quella sciagurata dell’introduzione di una patrimoniale che rimane una questione di fondo relativa alle modalità di utilizzo delle risorse finanziarie a debito.

In questo contesto va invece ricordato come senza una riforma sostanziale del metodo di spesa ed un profondo cambiamento della pubblica amministrazione e della propria struttura burocratica queste risorse aggiuntive, dalla stampa di moneta o dalla monetizzazione del debito pubblico o da una patrimoniale, risulteranno assolutamente inutili in quanto gli effetti che sortirebbero, come in passato, sarebbero minimali.

Si aggiunga, poi, come sia oltremodo manieristico opporsi al Mes ed ai suoi “costi aggiuntivi” relativi al differenziale del costo degli interessi di 38 miliardi quando l’Italia ha già raggiunto i 2600 miliardi di debito pubblico.

Di certo non si può pensare di stampare moneta come se fossimo al Monopoli, come qualche economista non solo italiano propone, perché verrebbero meno i fondamenti economici e patrimoniali sui quali si basa il valore di una valuta. Giova ricordare, infatti, come il valore reale di una valuta non venga determinato dalla Nazione o Unione emittente ma dal mondo finanziario sulla base di parametri ben conosciuti come: 1. sostenibilità del debito, 2. potenzialità di crescita economica del paese, 3. affidabilità della classe politica, 4. funzionamento della macchina giudiziaria, 5. valore della formazione ed istruzione universitaria in aggiunta ad altri.

Per le medesime considerazioni risultano ridicole le considerazioni relative ad un possibile cancellamento del debito pubblico avanzata da una delle massime autorità dell’Unione Europea che conferma come il declino culturale sia un male comune e non solo italiano.

Da oltre un anno si parla dell’utilizzo Del Mes e l’effetto di questa polemica è quello di avere un sistema sanitario nazionale inadeguato anche alla seconda ondata perché non sono state investite risorse finanziarie che il Mes, invece, avrebbe messo a disposizione.

In questo quadro demoralizzante si inserisce la questione di una patrimoniale che dà l’idea della metastasi culturale che investe la nostra classe politica e dirigente. Nel caso in cui, poi, qualcuno obbiettasse e chiedesse per quale motivo gli altri Stati non abbiamo utilizzato il Mes la risposta è molto semplice. La Germania da oltre un anno emette titoli del debito pubblico a tassi negativi ed ha un rapporto debito pubblico/Pil al 69% mentre il nostro Paese viaggia al 160%, la Francia (98%) e la Spagna (97%) hanno rapporti tutti sotto il 100%.

In relazione invece alla terza opzione relativa alla tassa patrimoniale si ricorda che il Total Tax rate italiano si attesta attorno al 64%, quindi ogni aumento della pressione fiscale risulta insostenibile. Valori della pressione fiscale che meriterebbe la messa sotto accusa di tutti i titolari dei dicasteri economici e fiscali degli ultimi 30 anni per manifesta vessazione del contribuente italiano. Solo degli irresponsabili trascorrono un anno discutendo della validità finanziaria del Mes in attesa di una possibile seconda ondata (ma già si parla di una possibile terza) di contagi per poi ritrovarci privi di risorse finanziarie per fronteggiarla. Per poi magari proporre una tassa patrimoniale espressione della massima stupidità in relazione al balletto politico durato un anno. I costi di questo temporeggiare ricadono ovviamente sulla comunità e non certamente sui veri responsabili di questo vergognoso e stupido attendismo politico.

P.S. Si ricorda inoltre che, a differenza della matematica, l’economia rappresenta un sistema complesso ed articolato che tende ad un equilibrio senza mai raggiungerlo. Risulta una contraddizione in termini la ricerca di questo equilibrio attraverso delle ricette matematiche che non lascino margini alla flessibilità.

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