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La supremazia militare e l’indebolimento diplomatico

In un contesto complesso e  problematico che solo una guerra può determinare e mantenendo come primario il  principio che impone sempre la  ricerca di una via diplomatica per creare le condizioni per il raggiungimento  ed il  mantenimento di un cessate il fuoco stabile, solo una irresponsabile visione suprema militare, incurante di ogni conseguenza politica e bellica, avrebbe avviato e velocizzato le procedure per l’ingresso della Finlandia e della Svezia all’interno della NATO. Una scelta che è espressione di una scellerata strategia militare, sovrapposta a quella  politica, incurante tanto della posizione dei due Paesi a ridosso della Russia (e della stessa Ucraina) quanto della tempistica assolutamente inopportuna.

Questa disastrosa escalation di una seconda “guerra di posizione”, in aggiunta a quella del territorio ucraino,  posta in campo ed  imputabile in toto alla direzione della NATO, andrebbe quantomeno negoziata perché va ampiamente oltre i propri compiti e i perimetri di competenza, dimostrando, in più, probabilmente, come la vera intenzione non si debba individuare nella ricerca complessa e difficile di un accordo  con l’obiettivo di bloccare la guerra e le sue terribili conseguenze quanto in quella di aumentare la zona di ingerenza della Nato stessa fino alle porte della Russia, ponendo fine quindi al concetto di stati “cuscinetto non allineati”  i quali  avevano assicurato comunque un instabile equilibrio.

In più, all’interno di questa incerta quanto impervia trattativa diplomatica vengono fornite, con questa iniziativa della Nato, nuove argomentazioni alla retorica russa, il che si traduce nell’indebolimento negoziale della posizione occidentale all’interno di una trattativa finalizzata al raggiungimento di  una tregua stabile. Un indebolimento pericoloso e progressivo anche in considerazione dell’opposizione della Turchia a tale allargamento ai paesi scandinavi la quale, a tutt’oggi, rappresenta l’unico negoziatore occidentale con la Russia di Putin.

Sembra veramente incredibile come tutte le istituzioni politiche nazionali ed internazionali possano accettare supine l’ingerenza politica della NATO che si insinua anche all’interno delle strategie  diplomatiche che, invece, dovrebbero restare di  esclusiva  pertinenza  politica.

Sostanzialmente l’autorità militare della NATO sta invadendo quello spazio istituzionale nazionale ed internazionale  ponendosi  come una autorità suprema militare al vertice decisionale e negoziale.

Questo percorso della Nato rappresenta una pericolosa sovrapposizione da considerarsi imbarazzante per l’intero continente europeo il quale non può più venire considerato un modello democratico all’interno del quale le forze armate rappresentano un elemento di difesa dello stesso sistema istituzionale basato  sulla precisa separazione democratica dei poteri tra i  quali quello militare non viene previsto.

La mancata percezione di questa sempre maggiore ingerenza  militare all’interno di  sfere di competenza prettamente politiche definisce inequivocabilmente anche il livello di sensibilità istituzionale della classe politica italiana ed europea incapaci persino di difendere le proprie prerogative istituzionali ed il sistema economico.

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