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L’illusione patrimoniale

Tra la caduta del governo Berlusconi e l’insediamento del governo Monti si alzò una timida voce la quale individuava nella necessità di una patrimoniale da 400 miliardi la soluzione per riportare il rapporto debito PIL tra il 100/105%.

Da oltre un anno il presidente del Fondo Monetario Internazionale nelle diverse interviste che immancabilmente rilascia a testate giornalistiche internazionali afferma la necessità di una nuova imposizione fiscale attraverso “patrimoniale” (definita “tassa moderna sulla casa”) o in alternativa un prelievo forzoso sui conti correnti che vada da un 15 fino ad un 20/25%. Contemporaneamente, da oltre nove mesi in Italia da tutte le principali testate giornalistiche economiche risulta evidente un susseguirsi di studi e grafici relativi all’ammontare del risparmio privato: quasi indirettamente ad indicare la soluzione di tutti i nostri mali in una ennesima patrimoniale.

Il risparmio privato ammonta a circa 10.200 miliardi dei quali 4.200 in risparmi, il resto in proprietà immobiliari. Per mancanza di conoscenza o per colpevole ignoranza ancora oggi viene omesso il contenuto della circolare della Banca d’Italia della primavera del 2017 nella quale veniva indicato come oltre il 50% dei risparmi italiani fossero investiti in titoli a rischio e di difficile conversione in liquidità.

Comunque, partendo da questi valori per riportare oggi il nostro rapporto debito PIL al 100/105% sarebbero necessari quasi 510 miliardi, il 5% dell’intero ammontare del risparmio privato che rende quasi ridicolo il prelievo forzoso del 1992 del governo Amato (6 x 1000). Una cifra assolutamente spaventosa la cui sola proposta giustificherebbe la fuga dal perimetro nazionale dell’intero ammontare dei risparmi italiani al fine di tutelarne l’integrità.

Anche se la patrimoniale risultasse comunque di un importo inferiore, questa “soluzione” rappresenterebbe ancora una volta l’approccio infantile ed assolutamente poco competente di chi individua nella patrimoniale la soluzione dei nostri problemi.

Il vero problema del bilancio dello Stato come della spesa pubblica che ne rappresenta la sua manifestazione più evidente è relativo alla assoluta improduttività della spesa stessa  che si moltiplica a causa di scelte politiche. Aggiungere risorse ad un meccanismo così perverso offrirebbe un respiro finanziario che si esaurirebbe in dodici/diciotto mesi (a seconda dell’importo della nuova imposizione fiscale) per ritrovarsi nuovamente al punto di partenza. In altre parole, tanto la patrimoniale quanto il sogno legato al recupero dell’evasione fiscale (187 mld di fatturato evaso che tradotto in nuove entrate fiscali sarebbe meno di 1/5 del valore complessivo dei 510 mld necessari) hanno entrambi l’importante funzione di evitare di affrontare il vero problema interamente attribuibile alla classe politica degli ultimi trent’anni. Questo problema viene facilmente identificato nella incapacità di riformare interamente la spesa pubblica e soprattutto porre un freno alla sua  costante crescita. Una crescita che riguarda non solo lo Stato ma anche gli enti locali. Basti solo ricordare la grandissima occasione persa dal mondo politico durante il periodo del quantitative easing varato dal Presidente della BCE Mario Draghi. L’azzeramento dei tassi di interesse aveva senza nessun merito regalato ai governi Renzi e Gentiloni circa  trenta miliardi di risparmi sul costo dei servizi al debito scialati invece in nuova spesa pubblica improduttiva.

A questa assoluta irresponsabilità si aggiunga il delirio economico del governo attuale con il reddito cittadinanza e quota cento. Il quadro che ne scaturisce dalle scelte di politica economica degli ultimi tre governi evidenzia in modo inequivocabile l’assoluta mancanza di competenza unita ad un senso di nuovo feudalesimo politico per il quale con la spesa pubblica si possa acquisire o meglio acquistare il consenso elettorale.

Tornando quindi alla patrimoniale questo nuovo gettito fiscale straordinario non risolverebbe in alcun modo i problemi legati al nostro bilancio statale e tanto meno potrebbe risultare funzionale ad un miglioramento del rapporto debito PIL. Non è mettendo maggiori risorse nelle tasche bucate che si diventa ricchi e con maggiori disponibilità ma intervenendo e cucendo le ragioni di tali voragini.

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