L’inflazione reale
Il nostro Paese rappresenta l’unico all’interno della Unione Europea a subire un tasso di inflazione a doppia cifra: +11,6% mentre la Germania segna +8,7%, la Francia +5,2% e la Spagna +6,7%.
Questo dati, o meglio il loro semplice confronto, dimostrano senza ombra di dubbio come le strategie economiche adottate dagli ultimi tre governi (Conte2, Draghi e Meloni) si siano irrimediabilmente dimostrate meno performanti di quelle adottate dai partner europei. E non solo a causa delle minori risorse disponibili legate al rapporto debito pubblico/Pil Italiano, ma soprattutto alla banale adozione della moltitudine di Bonus fiscali come agenti deflattori.
Una ricerca statistica più approfondita (*) ha dimostrato, poi, come il tasso di inflazione reale si attesti piuttosto al +18,2%, confermando la pesantezza della situazione italiana, in particolar modo per le fasce a medio e basso reddito. Inoltre, le ultime rilevazioni relative ai consumi dimostrano, ancora una volta, la perversa dinamica di mercato attribuibile all’effetto inflattivo per il quale a fronte di notevoli diminuzioni di acquisti in volumi faccia riscontro un loro aumento in valore.
In questo problematico contesto, e solo per offrire un esempio, la spesa alimentare relativa al 2022 registra in valore una crescita del +5,8%.
Contemporaneamente, però, si manifesta una terribile flessione del -6,6% in volumi, in altre parole si è speso di più ma si è mangiato di meno con una inevitabile diminuzione della qualità della vita soprattutto per le fasce di cittadini meno abbienti.
Un quadro generale cosi disastroso tra obiettivi programmatici e risultati conseguiti, se venisse applicato ad una azienda di mercato, determinerebbe la messa in discussione della strategia adottata dal Cda e dallo stesso management.
Nello specifico si valuterebbe un immediato cambiamento di indirizzo strategico magari adottando una azione di “compensazione fiscale” finalizzata ad una immediata, anche se parziale, riduzione dell’impatto inflattivo sulla capacità di acquisto (**). Considerando, poi, a conferma del trend economico italiano, che la produzione industriale segna una preoccupante flessione del -3,9% e persino le anticipazioni relative al PIL di dicembre, pur se drogato nella sua parte nominale dall’inflazione, sembrerebbero di segno negativo.
Il tutto mentre nel contesto europeo, tanto la Commissione europea che il Parlamento approvano una strategia “green” obbligatoria da applicare ai beni immobili la quale da una parte determina già ora una svalutazione immediata, anche in considerazione degli investimenti necessari ( si parla di 1.400 miliardi) per l’adeguamento alla normativa europea, mentre dall’altra apre il nostro patrimonio immobiliare ad una strategia speculativa di dimensioni epocali che già ora vede in prima linea fondi privati e sovrani.
La legittimità dell’azione degli ultimi governi non può certo essere messa in discussione, ma soprattutto di fronte a simili risultati la sua efficacia dovrebbe spingere tanto i vertici governativi quanto quelli politici ad una seria riflessione in ordine alle strategie adottate e ai disastrosi risultati conseguiti.
Sarebbe un segnale di grande attenzione nei confronti dei propri cittadini che non troverà alcun riscontro.
(**) si pensi al disastroso annullamento degli sconti fiscali per i carburanti