Attualità

L’ultima cena

Finalmente prende forma dopo tanti annunci ed anticipazioni la prima legge finanziaria del governo Draghi.

Amaramente emerge come nella sostanza nulla sia cambiato nella articolazione dei capitolati di spesa dalle precedenti “leggi finanziarie”degli ultimi vent’anni  e soprattutto dalle due ultime, pessime espressioni dei  peggiori governi della storia della repubblica italiana dal dopoguerra ad oggi: i  governi Conte 1 e 2 appoggiati da due maggioranze diverse ma alle quali va attribuita comunque ogni responsabilità  (Conte 1 con 5 Stelle e Lega e Conte 2 con 5 Stelle e Pd).

Sostanzialmente non si trova alcun effetto reale e distintivo nella attuale legge del governo Draghi se si pensa alla disponibilità aggiuntiva dei  finanziamenti dell’Ue: infatti si continua anche nella attuale legge di bilancio con il  bonus fiscale per le ristrutturazioni edilizie, introdotto dal governo Conte 2  (5 Stelle e Pd), il cui effetto si può quantificare a tutt’oggi in  un costo aggiuntivo per lo Stato di oltre 13 miliardi ed una percentuale di beneficiari pari allo 0,8% di condomini e lo 0,5% per le case unifamiliari.

Definire questo rapporto costi/benefici fallimentare rappresenta certamente un eufemismo oltre che un insulto ad una oculata gestione delle  finanze del Paese. Basti pensare come lo stesso bonus assorba un miliardo in più di quanto, invece, viene destinato alla riduzione della pressione fiscale il cui beneficio va spalmato per gli  oltre quarantuno (41,5 per l’esattezza) di contribuenti.

Paradossale, in più, come in calce a questa “riduzione della pressione fiscale” venga tolto il limite alle aliquote addizionali applicate dagli enti locali quasi a coprire i minori trasferimenti fiscali dal centro alla periferia del Paese.

Contemporaneamente il governo Draghi ha destinato oltre cinquanta-sessannta (50/60)miliardi per la riqualificazione urbana, “decisamente una delle priorità in questo momento della cittadinanza italiana”,  le cui condizioni di estrema precarietà sembrano sfuggire all’intera compagine governativa. Non passa giorno, infatti, in cui sindaci raggianti e di ogni orientamento politico assieme ai partiti delle maggioranze di ogni colore non presentino progetti grazie alle risorse europee e non perdano occasione per manifestare il proprio entusiasmo per queste risorse a “babbo morto”.

In questo desolante scenario dipinto dalle priorità del governo in carica sarebbe veramente opportuno in primo luogo ricordare al presidente Draghi come alla imbarazzante compagine ministeriale ed alla stessa maggioranza parlamentare come le risorse SIANO  quasi interamente a debito ed in quanto tali dovrebbero venire utilizzate per finanziare e realizzare infrastrutture fisiche e digitali e contestualmente finalizzate a favorire adeguamenti tecnologici in grado di trasformarsi in fattori competitivi capaci di esprimere un delta + di crescita del Pil in grado di sostenere il costo del servizio al debito aggiuntivo ed il suo pagamento successivo.

Tornando, quindi, alle scarne cifre la somma complessiva di queste due voci (bonus edilizio e rigenerazione urbana) porta alla cifra astronomica di 63/73 miliardi. In  considerazione, tuttavia, dei risibili vantaggi della riduzione fiscale relativa alle aliquote Irpef, espressione di una dotazione finanziaria irrisoria calcolabile  in poche decine di euro al mese per i lavoratori, la cifra a disposizione diventerebbe di ottantacinque (85) miliardi (*).  Una somma enorme se venisse utilizzata per ridurre il carico fiscale sui consumi e quindi accise sui carburanti (82% delle merci viaggia su gomma) con un effetto calmierante anche sull’inflazione, abbassando l’Iva (**) e contribuendo cosi, a parità di retribuzioni, ad aumentare il potere di acquisto e quindi i consumi e conseguentemente la crescita economica la quale, per essere sostanziale, NON può essere basata sulla ottima vocazione delle imprese “export oriented” tralasciando ancora una volta un minimo sostegno alla domanda interna.

In fondo questa, invece di rappresentare una legge finanziaria innovativa in relazione al momento drammatico pandemico ed alla figura di Mario Draghi è mestamente uguale a tutte le ultime manovre finanziarie degli ultimi vent’anni che hanno portato il nostro Paese ad essere l’unico in Europa a diminuire le retribuzioni la cui forbice rispetto alla Germania si attesta a -37,4%  https://www.ilpattosociale.it/attualita/che-altro-aggiungere/ .

Amaramente, invece, ancora una volta la straordinarietà unita alla drammaticità di un biennio pandemico  disastroso non hanno prodotto alcun nuovo protocollo di spesa  e, come nella buona tradizione governativa italiana, vengono trasformati anche i fondi europei destinati al PNRR nell’ennesima grande abbuffata di spesa pubblica da consumarsi  durante l’ultima cena alla quale solo governo e partiti risultano invitati.

(*) Per pura carità di patria si omette di inserire le quote di risorse destinate alla “transizione ecologica” per motivi di spazio certo ma non  per la minore entità della distrazione di fondi.

(**) La prima decisione del governo Merkel per arginare gli effetti devastanti per la congiuntura legata alla diffusione del covid nel 2020.

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