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Ma Sala conosce il problema?

Una direttiva europea ha da tempo stabilito che, considerata la necessità ed urgenza di applicare tutto quanto necessario per realizzare l’economia circolare, ogni Stato Membro dovrà, entro l’inizio del 2025, istituire la raccolta differenziata anche per il tessile.

Tale norma dovrebbe portare a notevoli risparmi, utili all’ambiente, specie per quanto riguarda la CO2: riciclare quanto è compreso nel settore abbigliamento è diventata una strada che può produrre sia ricchezza che miglioramento dell’aria e risparmio di acqua.

L’Italia ha anticipato la data  al 1 gennaio 2022 ma dell’argomento si è parlato ben poco e sembrano non esserne a conoscenza non solo i cittadini ma, purtroppo, la maggior parte  dei rappresentanti delle istituzioni se è vero che sono poche le città italiane che hanno predisposto aree per il deposito degli indumenti da riciclare e che i cittadini non sanno dove eventualmente conferire quanto desiderano eliminare.

Anche le campane della Caritas sono quasi introvabili e le amministrazioni comunali ignorano il problema con la conseguenza che molti indumenti finiscono nella spazzatura creando altro danno, inoltre  vi sono diversi contrasti tra le leggi nazionali e quelle regionali che impediscono il decollo del settore.

Chissà se Sala, il sindaco di Milano, così attivo, anche troppo, per le piste ciclabili, il restringimento  delle strade, l’aumento del ticket di ingresso, anche ai residenti, e per quant’altro può valergli un patentino ecologista (anche se Milano rimane sporca, senza alberi, con marciapiedi rotti etc  etc,) conosce il problema e pensa di fare qualcosa di utile.

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