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Macron torna al lavoro, per ingaggiare il nuovo primo ministro

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dato il via il 23 agosto alle consultazioni con i partiti politici con rappresentanza parlamentare per identificare un nuovo primo ministro. A più di un mese dalle elezioni legislative risultanti dallo scioglimento dell’Assemblea nazionale, il capo dello Stato riceverà questa mattina i leader della coalizione di sinistra Nuovo fronte popolare e la loro candidata all’incarico di prima ministra, Lucie Castets. Anche i rappresentanti del campo presidenziale (Renaissance, Horizons, MoDem, Parti radical), dell’Unione dei democratici e degli indipendenti, dei Repubblicani e del gruppo centrista Libertés, indépendants, outre-mer et territoires saranno ricevuti venerdì, prima del Rassemblement national e del partito di Eric Ciotti, i cui incontri avverranno lunedì. In una nota pubblicata ieri, l’Eliseo ha fatto sapere che la nomina del primo ministro avverrà al termine delle consultazioni e che, tenendo conto dell’obiettivo di cercare la “maggioranza più ampia e stabile” fissato da Macron a luglio, lo scopo di queste consultazioni è “scoprire a quali condizioni le forze politiche possono raggiungere questo obiettivo”. “La decisione di nominare il primo ministro o i primi ministri sarà presa in considerazione di questi due criteri”, ha spiegato l’Eliseo.

“Il presidente è dalla parte del popolo francese, garante delle istituzioni e soprattutto dell’espressione del suo voto del 7 luglio”, ed è “sulla forza di questo ruolo costituzionale che incontrerà i partiti”, si legge nella nota. La persona che si insedierà a Matignon – sede del primo ministro – avrà comunque un lavoro difficile sin dai primi mesi: a settembre, infatti, inizieranno i lavori parlamentari volti ad approvare la legge di bilancio e ciò in una fase in cui la Francia è sotto pressione da parte della Commissione europea e dei mercati alla luce del deficit elevato. Per Macron la decisione di convocare elezioni parlamentari anticipate dopo il pessimo risultato elettorale delle europee del 9 giugno scorso non si è rivelata certamente positiva. L’esito delle consultazioni del 30 giugno e del 7 luglio ha visto la coalizione del presidente perdere decine di seggi e un’ulteriore frammentazione del Parlamento.

Il titolare dell’Eliseo sembra intenzionato, per il momento, a non prendere in considerazione la nomina di Lucie Castets, candidata del Nuovo fronte popolare. E questo perché i partiti di destra e il Rassemblement National minacciano una mozione di sfiducia nel caso di un governo guidato dal Nuovo fronte popolare che includa anche ministri di La France Insoumise, la forza politica guidata da Jean-Luc Melenchon. La “stabilità” che cerca il presidente sta nella “capacità di un governo di non cadere alla prima mozione di sfiducia presentata”, conclude la nota diramata ieri dall’Eliseo. Tuttavia, anche Castets non sembra intenzionata a cedere. “Ricorderemo al presidente il suo obbligo di rispettare la scelta dei cittadini francesi”, ha detto ieri sera la 37enne durante un comizio nella città di Tours, nella Francia occidentale. “Abbiamo vinto le elezioni, che a Emmanuel Macron piaccia o no”, ha aggiunto la leader dei Verdi, Marine Tondelier, durante lo stesso comizio, appoggiando quindi la nomina di Castets. Secondo il leader del Partito comunista, Fabien Roussel, la mancata nomina della candidata del Nuovo fronte popolare scatenerebbe una grave crisi.

Al momento, tuttavia, le possibilità che Macron opti per la nomina di Castets sembrano veramente minime. In precedenza diverse fonti hanno riferito che il titolare dell’Eliseo voglia puntare ancora sul “suo” centro o su un orientamento di centrodestra. Non a caso, uno dei nomi più gettonati è quello di Xavier Bertrand, repubblicano e presidente della regione dell’Alta Francia: lo scorso 6 agosto “Le Figaro” riferiva che Bertrand, tramite delle persone a lui vicine, avrebbe manifestato il suo interesse all’incarico. Non mancherebbero, peraltro, gli esponenti del governo uscente, figure vicine al presidente Emmanuel Macron, favorevoli a una nomina di Bertrand: fra questi il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, secondo il quale l’esponente repubblicano può vantare “una solida esperienza di governo, in Parlamento e capacità di compromesso”. Un ostacolo non trascurabile, tuttavia, secondo “Le Figaro”, risiede nel fatto che Emmanuel Macron e Xavier Bertrand non si sopporterebbero.

Altre fonti indicano come possibili nomi quello del socialista Bernard Cazeneuve che, per circa sei mesi fra il 2016 e il 2017 ha già occupato l’incarico di primo ministro durante la presidenza di Francois Hollande. Altro nome apparso sulla stampa francese è quello di Karim Bouamrane, anch’egli socialista e sindaco di Saint-Ouen-sur-Seine. Bouamrane vanta anche un passato nel settore informatico dove ha lavorato con ruoli dirigenziali in aziende con Xirrus, Bitglass e Aruba. Resta valida, tuttavia, la possibilità che Macron indichi un nome totalmente fuori dai radar, come già accaduto in passato con la nomina di Elizabeth Borne e dello stesso Gabriel Attal, che tutt’ora detiene l’incarico di primo ministro facente funzione nonostante le dimissioni presentate in seguito al pessimo risultato delle elezioni parlamentari. La Costituzione francese, d’altronde, consente al titolare dell’Eliseo di nominare chi più gli aggrada anche se logica vuole che sia una figura – soprattutto con un Parlamento così frammentato – in grado di sopravvivere alle inevitabili mozioni di sfiducia che verranno presentate dall’opposizione.

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