Attualità

Neutralità

Dario Rivolta

Riceviamo e pubblichiamo un articolo dell’On. Dario Rivolta

Cominciamo col dire che la Confederazione Svizzera, nonostante il suo nome ufficiale, non è una Confederazione. Infatti la sua stessa Costituzione è detta Federale (dal 1848) e il suo Governo, non a caso, si chiama Consiglio Federale. Di là da questo fatto di non minore importanza, il Paese elvetico ha (o aveva) due peculiarità che lo contraddistinguono (o contraddistinguevano) nel panorama politico mondale: il Governo non è composto solo dalla maggioranza parlamentare ma include anche rappresentanti della minoranza e, secondo, la neutralità (dichiarata “perpetua” dal Congresso di Vienna del 1815) che ha conservato la Svizzera fuori da tutte le guerre da più di due secoli.

Al fianco del tempo indicativo presente ho usato, seppur tra parentesi, anche l’indicativo imperfetto poiché, mentre la struttura di governo è ancora la stessa sulla neutralità odierna della Svizzera ci sarebbe da discutere. La ragione del dubbio risiede in due aspetti: l’atteggiamento assunto verso la guerra in Ucraina e quello in merito al Trattato delle Nazioni Unite sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Occorre anche precisare che il rapporto tra il Governo e il Parlamento (detto Assemblea Federale) non è più quello che ci si aspetterebbe da un Paese democratico, noto, per di più, attraverso il frequente ricorso alla democrazia diretta via referendum. Nel caso della guerra in Ucraina, anziché astenersi dal prendere parte per l’uno o per l’altro dei contendenti come supposto dalla definizione stessa di neutralità, la Svizzera ha deciso di schierarsi nettamente con uno dei due adottando le decisioni sanzionatorie volute da Stati Uniti, Europa e pochi altri Paese del mondo. In queste decisioni è incluso anche il congelamento preventivo dei beni dello Stato russo, degli imprenditori russi e di tutti i soggetti di quella nazionalità che avevano conti bancari o proprietà in Svizzera.

Il secondo fatto che mina il concetto di neutralità e mette a rischio il rapporto tra Parlamento e Governo riguarda la non ratifica del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari. Il 5 giugno del 2018 con 100 voti a favore, 86 contrari e 1 astenuto il Consiglio Nazionale (una delle due Camere parlamentari) aveva approvato, invitando il governo ad adeguarvisi, una mozione (la 17.42.41) che approvava la firma e la ratifica di quel trattato. Il 12 dicembre dello stesso anno anche il Consiglio degli Stati (l’altra Camera) aveva approvato la stessa mozione con 24 voti favorevoli, 15 contrari e 2 astensioni. Purtroppo, nonostante questi voti teoricamente impegnativi, il Governo (cioè il Consiglio Federale) nello stesso 2018, nel 2019 e ultimamente il 27 marzo 2024 ha dichiarato che, “almeno per ora”, non avrebbe firmato quel Trattato. Occorre ricordare che l’accordo sulla proibizione di armi nucleari è entrato in forza nel 2021 ed è già stato ratificato da 70 Stati, tra cui tra i Paesi occidentali l’Irlanda e l’Austria. La giustificazione del Governo, piuttosto sorprendente da un Paese autodefinitosi neutrale, è che “Nessuno degli Stati nucleari né la maggioranza dei Paesi occidentali ed europei lo riconosce”. E poi: “Unirsi al Trattato di Non Proliferazione Nucleare complicherebbe la posizione della Svizzera nelle partnership per la sicurezza. Questo è particolarmente vero in relazione alla Nato che è un’alleanza dichiaratamente nucleare e rimarrà così nel prevedibile futuro”. Inoltre: “Unirsi a tale Trattato non è negli interessi della Svizzera dato l’attuale contesto internazionale”. Viene inoltre precisato che: “Come sodale del Trattato di Non Proliferazione Nucleare la Svizzera abbandonerebbe l’opzione di considerarsi esplicitamente sotto un “ombrello nucleare” nel quadro di tali alleanze (N.d.A.: Nato e Unione Europea). In linguaggio ancora molto più esplicito: non accettando di aderire a quel Trattato il Governo sta annunciando una adesione “di fatto” alla Nato.

A ulteriore dimostrazione di questa concezione piuttosto originale da parte di un Paese neutrale, il Governo svizzero ha espresso commenti in merito all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato: “Due Stati che hanno coltivato una lunga tradizione di neutralità durante la guerra fredda e in seguito si sono evoluti da neutrali a stati non allineati quando si sono uniti all’Unione Europea ed è entrato in vigore il Trattato di Lisbona sono ora giunti alla conclusione che la loro sicurezza è meglio garantita dalla Nato”.

Queste parole significano che la Svizzera ha già scelto di essere, se non proprio un membro, almeno un alleato della Nato? Il timore che il Governo voglia diventarlo è rappresentato esplicitamente in una mozione approvata dalla Commissione per la Politica di Sicurezza del Parlamento Nazionale che, il 20 febbraio 2024, temendo una possibile decisione simile da parte del Governo, proibisce perentoriamente ogni forma di partecipazione a esercizi militari congiunti con la Nato.

A parte che l’ipotesi che la Russia possa attaccare qualche Paese della Nato subito dopo la fine della guerra in Ucraina è pura propaganda basata sul nulla e contraddetta dal minimo buonsenso, c’è qualcuno in Svizzera che teme la Russia intenda attaccare il Paese elvetico? È veramente per questa assurda paura che il Governo rifiuta di adempiere alla volontà del suo Parlamento?

Purtroppo, anche nella tradizionalmente neutrale Svizzera c’è davvero qualcuno che teme, o finge di temere, che qualcuno la voglia invadere tanto è vero che, indifferente al sentimento della maggioranza degli svizzeri, il Governo di Berna il 10 aprile scorso ha deciso di partecipare alla “European Sky Shield Initiative” lanciato nell’agosto 2022 dalla Germania e composto da 11 Stati europei con lo scopo di “rafforzare la difesa aerea in Europa e migliorare gli sforzi comuni”. Dov’è finita la “perenne neutralità”?

È un peccato dover prendere atto di quanto sopra. Noi tutti abbiamo sempre ammirato e invidiato sia il sistema eccezionalmente democratico della Svizzera che conoscevamo, sia il suo lunghissimo atteggiamento di neutralità totale. Dobbiamo purtroppo dover constatare che anche la Confederazione Svizzera è ormai diventata un Paese come un altro.

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