Piacenza sempre più in emergenza, escalation contagi
Controlli sempre più stretti, in arrivo un ospedale da campo
Sono numeri da incubo quelli di Piacenza rispetto all’emergenza coronavirus. “Siamo la Bergamo emiliana”, scrive nell’editoriale di prima pagina il direttore del quotidiano Libertà, il giornale della città, Pietro Visconti. La “terra di passo”, la provincia emiliano-romagnola più vicina (non solo geograficamente) alla Lombardia, continua a pagare un tributo altissimo, di gran lunga superiore al resto della regione. Oggi (18 marzo n.d.r.) 12 morti che portano il totale a 201 con un’escalation da pelle d’oca: 13 deceduti mercoledì 11 marzo, 15 giovedì, 14 venerdì, 24 sabato, altri 24 domenica, 23 lunedì e 26 ieri. Piacenza piange in sostanza metà delle vittime dell’intera Emilia-Romagna. E c’è perfino chi si è peritato di confrontare questo macabro bollettino, con quello delle vittime piacentine della Grande Guerra che, nel suo anno più tragico, il 1917, fece registrare 33 morti a febbraio e 100 a marzo. Molti gli amministratori pubblici e i sindaci contagiati, compreso il primo cittadino del capoluogo Patrizia Barbieri, mentre l’ultimo della serie è quello di Gossolengo, Gabriele
Balestrieri. I sindaci, ieri, dopo 25 giorni di battaglia hanno rilanciato l’accorato appello ai cittadini “restate a casa” con una locandina condivisa da tutti e 46 i comuni della provincia e con una frase rubata ai Tre Moschettieri di Dumas: “Tutti per uno e uno per tutti. Uniti noi resistiamo, divisi noi cadiamo”.
Nel suo ennesimo appello ai cittadini Patrizia Barbieri, che è anche presidente dell’amministrazione provinciale, ha fatto riferimento alle durissime parole pronunciate da un medico dell’ospedale di Piacenza, la dottoressa Raffaella Bertè, che ha definito “farabutti, persone senza cuore, egoisti” coloro i quali continuano a fare la propria vita nonostante divieti e raccomandazioni. Eppure nei giorni scorsi le forze dell’ordine hanno fermato e denunciato altre 38 persone (che vanno ad aggiungersi alle 154 finite nei guai in precedenza) che circolavano senza un giustificato motivo, soprattutto giovani: chi si è radunato per fumare hashish, chi per estemporanei aperitivi, chi (dopo aver scavalcato la recinzione di un impianto sportivo) per giocare a calcetto, senza contare una decina di prostitute in attesa di clienti nel quartiere a luci rosse della Caorsana. Intanto si aspetta la realizzazione di un ospedale da campo nell’area dell’ex Arsenale dell’Esercito, interamente riservato ai contagiati. L’annuncio era stato dato dal commissario regionale alla Sanità, Sergio Venturi nella videoconferenza di lunedì 16 marzo e in base a quanto si è potuto informalmente sapere fino ad ora, i posti-letto saranno circa 40, non tutti di terapia intensiva. Dopo i sopralluoghi è iniziato oggi l’allestimento e la struttura dovrebbe essere pronta entro il prossimo weekend.