Quando la difesa diventa un j’accuse
Quasi unanime lo sdegno per le parole e l’atteggiamento scomposto e da neuro deliri di Grillo in una difesa del figlio che diventa di fatto un j’accuse involontario anche all’educazione famigliare che è stata data al giovane Grillo. La violenza espressa nell’intervista a noi appare assolutamente in linea con quanto, più volte, Grillo ha detto e ha fatto per anni riuscendo così, con la connivenza e l’acquiescenza di troppi, dalla stampa ai magistrati, dalla politica alla così detta società civile, a conquistarsi quella notorietà e peso politico che tutti conosciamo.
Siamo in un’epoca nella quale si diventa più forti, più ascoltati, più potenti urlando, minacciando, insultando, non è importante quello che dici ma come lo dici e più lo dici con la bava alla bocca più trovi spazio fino a che, prima o poi, e prima o poi succede perché il tempo spesso è galantuomo, tutta la violenza e la rabbia ti tornano indietro, addosso e improvvisamente scopri, anche se non te ne accorgi subito, che non sei nessuno. Fa pena un uomo che nei fatti ha dimostrato tutte le sue carenze di padre e di essere umano, non dico di politico perché Grillo la politica non sa, e non ha mai saputo, neppure cosa sia. A Milano si diceva ‘ofelè fa el to mesté!’, ecco Grillo era un comico, a chi piaceva faceva ridere e poteva continuare così mentre invece è stato tramutato in un capo partito, nel predicatore di un nuovo sistema che si è dimostrato più confuso del vecchio, e oggi fa piangere chi ha creduto in lui. Forse qualche esame di coscienza dovrebbe essere fatto dai troppi che lo hanno assecondato dandogli uno spazio ingiustificato ed un potere mal riposto, ma da troppo tempo in Italia, e non solo, gli esami di coscienza sono stati aboliti.
Le donne, i bambini, le persone che comunque subiscono una violenza sanno una volta di più che le leggi non bastano a difenderli, ci vuole una cultura diversa, a partire dalla politica, dai mass media, dalla scuola, diversa da persone come Grillo.