Attualità

Quelle strade di polvere rossa

Marco Zacchera

Riceviamo e pubblichiamo un articolo dell’On. Marco Zacchera tratto da ‘Il Punto’ n. 804 del 26 febbraio 2021

E’ con commozione che va un ricordo all’ambasciatore Luca Attanasio e a Vittorio Iacovacci, il suo carabiniere di scorta.

Vedendo l’immagine di Attanasio riverso – pallido e morente – su un fuoristrada mentre lo portavano in un ospedale lungo quelle strade di polvere rossa (dove ben difficilmente l’avrebbero comunque salvato) non potevo che ricordare viaggi vicini e lontani nel tempo tra quella stessa polvere rossa dell’altipiano, quella che si infila ovunque e – appena piove – diventa subito un fango spesso, pesante, che ti si attacca alle suole e resta incollato ai piedi di chi le scarpe neppure le ha.

Il “mio” Burundi, le cannonate in Rwanda, i tanti profughi che camminano verso il Congo nell’eterna lotta tra hutu e tutsi con le distruzioni e i massacri, le case di mattoni crudi abbandonate con i tetti bruciati e che così si sbriciolano presto.

Capanne buie, colline terrazzate dove si piantano fagioli in ogni punto possibile pur di avere qualcosa da mangiare, galline che piluccano tra le corsie ospedaliere (dove i pazienti devono farsi da mangiare da soli) in edifici cadenti dove la cosa che ti colpisce di più è l’odore di marcio e di urina.

E intorno hai sempre tanti, tanti bambini.

Missionari e volontari eroici, gente di poche parole e da prima linea, quelli che spesso devono fuggire per le minacce di politici corrotti perché sono testimoni pericolosi. Insicurezza totale, campi profughi sterminati, giovani fumati e donne con i figli sulle spalle e una fascina o la tanica d’acqua in testa, perché le fontane sono sempre lontane da casa e ogni volta devi risalire a piedi tutta la collina con il solito fango che ti fa scivolare, eppure le taniche restano sempre diritte…

Ogni tanto vedi passare i gipponi bianchi dell’ONU o delle grandi associazioni umanitarie con gli altri volontari, quelli che –  ben pagati – il “volontario” lo fanno di mestiere e di solito vivono nelle ville nei quartieri “bene” delle capitali, quasi mai tra la gente disperata.

Intorno, uno scenario sempre uguale tra mille colline verdi, deforestate e popolate da formiche che sono una umanità povera, divisa, remissiva, paziente, che però ogni tanto si scatena in gesti di violenza inaudita e di lotte tribali.

Come non ricordare quella mattina presto di metà aprile (avevo proprio l’età di Attanasio ed ero stato appena eletto deputato) quando nella foschia dell’alba per cinquanta metri sbagliammo direzione e finimmo in mezzo ai ribelli che controllavano la strada. Un albero di traverso per obbligarci a frenare e poi quegli occhi rossi dietro la punta del kalashnikov puntato diritto in faccia, con nemmeno il tempo di avere paura.

La vita che va e che viene, dipende dall’umore di quegli occhi rossi che ti fissano.

A noi andò bene e bastarono tre pacchetti di sigarette per poter tornare indietro, ma soprattutto servirono le parole tranquille e convincenti di un missionario saveriano che parlava bene il kirundo.

A Luca e Vittorio è andata male: è la roulette della vita, un soffio che vola leggero se vai in giro per quelle strade di terra rossa, quella di un’Africa che molti non immaginano neppure.

Loro passavano di là non per depredare ma per aiutare, ed è proprio per questo che resteranno ben vivi nel nostro ricordo.

PS: Forse pochi sanno che una qualsiasi nostra ambasciata nel mondo (e il personale che vi lavora) è “difesa” da pochissimi carabinieri –  che anche in Africa al massimo si contano sulle dita di una mano e solo per le sedi più critiche – e un assalto, un agguato, una qualsiasi aggressione può avvenire in un attimo, sia in sede che all’esterno, quando allora conta ben poco la difesa di una pistola d’ordinanza.

Così come nessuno difende normalmente la sede di un consolato, a volte unica presenza italiana per interi paesi quando le nostre ambasciate – ridotte all’osso – “coprono” diversi stati anche lontani tra loro. Altro che le scorte (inutili) per centinaia di politici e di VIP che scorrazzano con le auto di rappresentanza e le luci blu lampeggianti per le vie di Roma…

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