Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Mario Lettieri e Paolo Raimondi apparso ‘ItaliaOggi’ il 29 settembre 2023
Chi ancora pensa che i Brics siano un club di paesi con idee interessanti ma poche chance di successo, dovrebbero prendere in considerazione con maggior attenzione il recente summit del G77 + la Cina tenutosi a Cuba pochi giorni fa. Realisticamente si dovrebbe prendere atto che è in corso un inarrestabile e incontenibile processo per ridefinire la governance globale.
Il Gruppo dei 77 fu creato nel 1964 dai paesi in via di sviluppo del Sud del mondo, i cosiddetti non allineati, che volevano mantenersi indipendenti, fuori dall’orbita degli Usa e di Mosca. Fin dal suo inizio ha lottato per realizzare un nuovo ordine economico internazionale più giusto, senza nuovi colonialismi e vincoli che generino sotto sviluppo.
Oggi il G77, organizzazione intergovernativa delle Nazioni Unite, con la Cina conta ben 134 paesi membri e rappresenta l’80% della popolazione mondiale e 2/3 degli Stati membri dell’Onu. Non ne fanno parte i paesi occidentali dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), quelli della Comunità degli stati indipendenti, guidata dalla Russia, e quelli del Commonwealth britannico.
La Cina, pur non essendo membro del gruppo, lo sostiene fortemente da decenni. E’ per questa ragione che il summit di Cuba s’intitola «G77 + Cina. Current development challenges: the role of science, technology and innovation».
Sono ben consapevoli della continua e irrisolta crisi economica e finanziaria internazionale. Essi notano con profonda preoccupazione che «le principali sfide generate dall’attuale ingiusto ordine economico internazionale per i paesi in via di sviluppo hanno raggiunto la loro espressione più acuta».
Nella dichiarazione finale si avanzano la proposta di «una riforma dell’architettura finanziaria globale” e la richiesta di “un approccio più inclusivo e coordinato alla governance finanziaria globale con maggiore enfasi sulla cooperazione tra i paesi».
Evidenziano che «le sanzioni unilaterali contro i paesi in via di sviluppo non solo minano i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale, ma costituiscono un ostacolo serio al progresso della scienza, della tecnologia e dell’innovazione, e alla piena realizzazione dello sviluppo economico e sociale». Ne chiedono l’immediata eliminazione.
Evidenziano anche «le ripercussioni negative e devastanti delle misure coercitive sul godimento dei diritti umani, compreso il diritto allo sviluppo e al cibo».
Il fatto che abbiano posto al centro i temi della scienza, della tecnologia e dell’innovazione dice molto sulle strategie future delle economie dei paesi in via di sviluppo. Le emergenze continue provocate dal debito, dall’inflazione, dalla mancanza di cibo e dai disastri climatici restano in prima fila, ma il cosiddetto Sud globale ormai consapevolmente si pone con forza di fronte alle nuove sfide tecnologiche epocali. La scienza, la tecnologia e l’innovazione e la collaborazione scientifica aperta ed equa, si è afferma, sono gli strumenti imprescindibili per superare la subalternità rispetto al vecchio mondo e ai monopoli tecnologici.
Il summit si è soffermato molto sui grandi danni prodotti dall’illusione dell’unipolarismo, contrapponendo con vigore l’approccio multilaterale per uno sviluppo più equo e pacifico.
Al riguardo è molto significativo l’intervento del segretario dell’Onu Antonio Guterres che ha riconosciuto come il «G77 + la Cina» sia «da sempre sostenitore del multilateralismo».
Rispetto al tema della conferenza egli ha aggiunto che «le regole per le nuove tecnologie non possono essere scritte solo dai ricchi e dai privilegiati». Con i prezzi degli alimenti alle stelle, con il debito che aumenta, con i disastri climatici, la situazione si presenta sempre più insostenibile e serve un cambiamento per creare un nuovo mondo che non può seguire ancora i dettami delle strutture globali degli organismi internazionali, che a detta di Guterres stesso, sono stati deludenti.
*già sottosegretario all’Economia **economista