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Tempi stretti

Secondo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico si è persa una intera generazione di giovani, inoltre la caduta della natalità e la non raggiunta parità di genere sono ancora gravi ostacoli alla ripresa economica. A questi problemi si aggiunge una scarsa partecipazione al mercato del lavoro nel sud Italia. Questi sono certamente problemi gravi che da anni attendono risposta ma nella speranza che si appronti finalmente quella serie di provvedimenti che possano aiutare a risolverli il mondo politico ed economico deve prendere atto di alcune gravi storture del nostro sistema che, se non saranno eliminate, porteranno all’aggravarsi di una situazione ormai diventata esplosiva. Come si può pensare che da ora in avanti i giovani possano affrontare il problema della denatalità se non sono in grado di potersi costruire una famiglia? Chi ha il lavoro lo ha troppo spesso in attività legate ad una partita iva fittizia o a un contratto a termine che non consente né di pagare un affitto né di accedere a un mutuo per l’acquisto di una pur modesta abitazione. Per avere dei figli bisogno poter garantire che i loro genitori possano vivere insieme e possano offrire ai nascituri una vita dignitosa, oggi invece gran parte dei giovani è costretta, giocoforza, a vivere nella casa paterna/materna e a restare dipendenti dai genitori che si fanno via via più anziani. In troppi settori il lavoro manca, in altri c’è ma per qualifiche che i giovani non hanno e la fascia d’età più colpita è quella dei trentenni/quarantenni. Non possiamo inoltre ignorare che se è vero che diverse persone, ottenuto il reddito di cittadinanza, non hanno più cercato un lavoro è altrettanto vero che il non funzionamento delle strutture preposte a trovare ed offrire lavoro non funzionano, non hanno funzionato in passato e non funzionano quelle inventare per supportare il reddito di cittadinanza, un’altra volta soldi buttati e nessun vero aiuto a chi il lavoro lo cerca. Una delle più grandi storture del cosiddetto mercato del lavoro sono le agenzie e le tante cooperative che offrono dipendenti sia agli enti pubblici che ai privati. I dipendenti di queste agenzie/cooperative lavorano con stipendi inferiori perché parte di quello che l’ente pubblico o il privato paga resta all’agenzia o alla cooperativa. In troppe occasioni gli enti pubblici non assumono più direttamente ma fanno dei bandi di gara per la durata di un anno e le agenzie che vincono il bando siglano con i dipendenti ovviamente contratti a termine così chi lavora per loro è tenuto per il collo ed ogni anno rischia di ritrovarsi senza lavoro. Prendere o lasciare o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra. Perciò stipendi ridotti all’osso e precarietà costante, come si pensa di poter aumentare la natalità in questa situazione di totale incertezza? Di fatto, ormai da anni, il mercato del lavoro non è più un rapporto tra chi offre lavoro e chi lo cerca ma è un rapporto di intermediazione sul quale vivono, con più che discreti profitti, alle spalle del lavoratori, persone terze che non rischiano nulla. C’è seriamente da chiedersi come la politica abbia consentito tutto questo, da sinistra a destra, e come i sindacati siano rimasti colpevolmente silenziosi. Questo tipo di sfruttamenti del lavoro è l’aspetto più torbido di un capitalismo autoreferenziale che ha tradito se stesso ma, quel che è peggio, ha sfalsato i rapporti tra lavoratori e datori di lavoro creando quei meccanismi perversi che ci hanno portato, oggi, ad avere centinaia di migliaia di giovani non in grado, pur avendo un lavoro, di sostentarsi con questi e di programmare il futuro, il capitalismo autoreferenziale, la finanza che ha soppiantato l’economia reale stanno distruggendo la società e i tempi sono stretti, molto stretti per porre rimedio.

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