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Un diritto non può essere rubato

Nella ormai insostenibile contrapposizione tra maggioranza e minoranza in relazione alle linee guida da adottare nella gestione pandemica abbiamo ampiamente superato il limite della normale dialettica. Va ricordato ed ammesso senza timori come tanto nella prima quanto nella seconda ondata la sorpresa per il numero di contagiati ma soprattutto quello delle vittime avesse stupito non solo il mondo medico, dei virologi e dei rappresentanti di tutte le istituzioni quanto la stessa popolazione.

Da allora, tuttavia, nel momento attuale, cioè dopo due Natali e due Pasque, in un paese normale i responsabili delle istituzioni avrebbero dovuto, proprio durante i periodi di allenamento della pandemia, allestire, adottando il paradigma della vigile previsione, delle strutture sanitarie aggiuntive per fare fronte ad eventuali nuovi picchi di contagi ricoveri in terapia intensiva.

Non solo per i malati di covid ma soprattutto per assicurare a tutti gli altri poveri pazienti affetti da altre patologie di vedersi assicurata l’assistenza minima per la quale pagano ampiamente le tasse. Una, o meglio, LA Programmazione, in altre parole, avrebbe dovuto rappresentare il mantra assoluto sulla base della quale sintonizzare ogni sforzo professionale e finanziario come iniziativa politica tanto nazionale quanto regionale.

A supporto di questa strategia, va ricordato, come effettivamente furono anche stanziati circa 1,4 miliardi da utilizzare con l’obiettivo di finanziare in tempi stretti, dettati appunto dalla possibile recrudescenza della pandemia, un potenziamento del SSN sotto il profilo delle strutture ricettive quanto del personale sanitario.

A conferma della corretta e vitale iniziativa finanziaria va ricordato come lo scorso anno, proprio a causa delle prime due sorprendenti ondate di contagio, con il conseguente stress strutturale del nostro sistema sanitario causato dal grande afflusso di malati covid si è registrato un aumento dei tumori al colon del circa 12% (a causa della impossibilità di confermare politiche di prevenzione) mentre i decessi per infarto hanno segnato un aumento di oltre il 50%.

Tornando ai giorni nostri, e quindi alla quarta ondata, nonostante il successo della campagna vaccinale (87%) le strutture sanitarie tornano ad essere in difficoltà ed a dilazionare visite ed interventi chirurgici. In questo nuovamente terribile contesto, malgrado le risorse finanziarie destinate alle spese di adeguamento e soprattutto potenziamento strutturale e ricettivo sanitario, le regioni abbiano mediamente speso il 25% della dotazione finanziaria lasciando inutilizzate le altre disponibilità. Ne deriva che la attuale situazione ancora di inadeguatezza del SSN di fronte alla nuova ondata (essendo la quarta ondata e parlare di sorpresa rappresenta francamente un’offesa per i cittadini) sia da attribuirsi non solo a comportamenti avventati alla recrudescenza dello stesso virus ma anche ad un ennesimo ritardo nella risposta delle istituzioni alla maggiore domanda complessiva sanitaria composta tanto dai nuovi contagiati quanto dai pazienti affetti da altre patologie non virali.

In questo contesto allora quando un medico oppure un rappresentante delle istituzioni ma anche un giornalista hanno la spudoratezza di affermare che “il contagiato (magari non vaccinato) ruba il posto ad un altro malato” si ricorda come all’interno di un sistema democratico non esistono le classifiche di merito e di importanza nella tutela della salute dei cittadini e tantomeno tra ammalati.

Un paziente ammalato di covid occupa un posto all’interno di un sistema sanitario nazionale la cui gestione di fronte alla quarta ondata* si dimostra nuovamente non solo inadeguata ma responsabile di non avere previsto una nuova situazione di stress e, di conseguenza, di non avere allestito una struttura emergenziale*.

L’intera responsabilità di una non idonea e proporzionata risposta alla quarta emergenza va attribuita interamente alla classe politica e dirigente sanitaria italiana nazionale e regionale che brilla per dotte analisi del giorno dopo. E si ricorda come un ammalato non può rubare quello che un sistema democratico gli riconosce come un diritto: l’assistenza medica.

(*) prova ne sia la chiusura programmata fino ai primo di ottobre del 30% centri vaccinali poi per fortuna abbandonata.

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