Con la fine dei lockdown in aumento gli abbandoni dei cani
Durante il primo e secondo lockdown sembra che circa tre milioni e mezzo di italiani abbiano preso un animale da compagnia per alleviare la imposta solitudine. Tra i vari animali scelti i cani sono stati quelli preferiti anche perché, come ricorderete, i pochi momenti di uscita dalla propria abitazione erano consentiti solo se c’era un cane da portare a fare i suoi fisiologici bisogni. Diversi i cani, ma anche gattini, furono salvati dai canili e dai rifugi, per arrivare finalmente in una casa con un umano tutto per loro. Sempre in quel periodo crebbe anche l’attenzione, che era già molto alta, verso la sicurezza e qualità dell’alimentazione animale. Purtroppo ora però le associazioni animaliste e di protezione degli animali segnalano che dall’estate sono ricominciati gli abbandoni o le riconsegne ai canili. Come sappiamo la presenza di un animale in casa è molto utile sia per l’educazione dei bambini che per quella degli adulti perché sviluppa empatia, capacità di relazionarsi con una specie diversa e per gli anziani e le persone sole è spesso l’unica fonte di affetto e compagnia. Coloro che dopo l’entusiasmo iniziale hanno cambiato idea è bene ricordino che l’abbandono di un animale è sanzionato dalla legge ed anche la sua riconsegna in un rifugio comporta una segnalazione per evitare che la stessa persona torni un domani ad adottare un animale per poi riabbandonarlo appena si rende conto che non è un giocattolo ma un essere vivente e senziente il quale ha bisogno di alcune attenzioni e cure. I lunghi mesi di pandemia e le tragedie che in troppi hanno vissuto, malattie, lunghi ricoveri in ospedale, morte, hanno lasciato anche tanti animali privati provvisoriamente o definitivamente del loro umano. Dobbiamo tutti ringraziare quelle associazioni di volontariato che si sono occupate di questi poveri animali accudendoli durante i ricoveri ospedalieri dei loro proprietari e cercando poi una nuova famiglia quando, per la tragica morte degli ammalati e la mancanza di un famigliare di riferimento, si erano trovati soli. Queste poche righe vogliono ricordare a tutti il lavoro svolto dai tanti volontari, che un animale che ci dà tanto affetto non può poi essere lasciato su una strada o in un canile e che la lotta al randagismo passa da una sempre più forte capacità di empatia ed educazione. Intanto lanciamo l’ennesimo appello per chiedere ai comuni di essere più attenti nei controlli di quei rifugi che, in alcune aree d’Italia, sono dei veri e propri lager, di verificare con maggior sollecitudine, con il contributo dei medici veterinari, che ogni animale sia in possesso del sistema identificativo, e che siano più disponibili ad aiutare i volontari. Non può mancare anche la rinnovata richiesta al governo di rendere finalmente nazionale l’anagrafe canina perché da troppi anni i sistemi regionali, difformi e non integrati, impediscono, in caso di perdita di un animale, di riuscire a riconsegnarlo alla famiglia che lo sta cercando.