Mi è difficile trovare spiegazioni plausibili alla ferocia che caratterizza quegli uomini che, non paghi di avere prima reso la vita impossibile alle loro compagne, completano l’opera togliendo loro la vita o procurando indicibili sofferenze fisiche e morali (come quando la volontà omicida non si arresta neppure davanti alla giovane vita di un figlio in comune).
Saranno uomini disperati, malati e fragili, incapaci di sopportare la frustrazione di un fallimento esistenziale.
Saranno vittime inconsapevoli di ancestrali pregiudizi, rigurgito di una cultura che rifiuta il valore di ogni essere umano e il suo diritto alla autonomia ed indipendenza.
Saranno maschere tragiche di una virilità stantia.
Questo ed altro.
Ma io non voglio pensare, pretendo il diritto di esprimere le mie emozioni.
Non sono uno psichiatra, un sociologo, un criminologo, un prete, un moralista.
Non devo misurare colpe terrene o ultraterrene.
Sono semplicemente uno che vuole esprimere una pura e semplice rabbia gridando loro, a muso duro, questa semplice verità: siete “omm‘e niente” “omm’e merda”.