Costume e Società

Stop del Tribunale di Venezia all’Uomo Vitruviano nei puzzle

Stop all’utilizzo dell’immagine dell’Uomo Vitruviano di Leonardo, una delle raffigurazioni umane più famose al mondo, senza permesso di chi la custodisce, nei prodotti e nei giochi venduti in tutto il mondo e via internet, anche da parte di una multinazionale con sede in Germania. Il pronunciamento, primo del genere, è contenuto in un’ordinanza cautelare emessa dal Tribunale di Venezia il 17 novembre scorso su ricorso delle Gallerie dell’Accademia, dove l’opera è custodita.

Oggetto del provvedimento è la tedesca Ravensburger, famosa nel mondo per i suoi puzzle, uno dei quali raffigura appunto l’Uomo Vitruviano, ma che è stato prodotto e venduto senza l’autorizzazione del museo veneziano. I giudici l’hanno condannata a pagare anche una penale a favore del Ministero della Cultura, pari a 1.500 euro al giorno per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordinanza.

Non si tratta del primo provvedimento del genere a tutela delle immagini artistiche italiane: altre ordinanze sono state emesse a Firenze relativamente al David di Michelangelo. Tuttavia è la prima volta che viene condannata una società non italiana, anche relativamente a siti commerciali la cui sede non sia localizzabile in Italia.

Il ricorso delle Gallerie dell’Accademia, tramite l’avvocato dello Stato Giacomo Galli, riguardava la violazione del Regolamento per la riproduzione dei beni culturali, elaborato secondo il Codice dei Beni Culturali, sull’uso dell’immagine per prodotti di merchandising, per i quali sarebbe stata necessaria la sottoscrizione di una concessione, con un canone annuale e royalties del 10% sul prezzo di ogni prodotto in vendita. Il puzzle era stato commercializzato nel 2014. Per i giudici il danno all’immagine consiste “per il solo fatto di essere stato oggetto di una riproduzione indiscriminata”, ossia senza il permesso e senza valutazione in rapporto al suo valore culturale.

“E’ una sentenza molto importante – ha commentato Giulio Maneri Elia, direttore delle Gallerie – perché è la prima volta che da un Tribunale viene stabilito che i diritti d’uso di un’opera d’arte sono dovuti anche dall’estero. Come dirigenti e detentori delle immagini, e stando al Codice dei Beni Culturali siamo tenuti a far pagare i diritti, si tratta di un introito per le casse del Museo e dello Stato, e quindi importante».

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