Costume e Società

Vincent van Gogh. Pittore colto

Al Mudec di Milano fino al 28 gennaio una mostra che racconta il lato meno noto dell’artista olandese

Si intitola Vincent van Gogh, Pittore colto la mostra allestita al Mudec di Milano e visitabile fino al 28 gennaio. Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio dell’Ambasciata e Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia e realizzata in collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo, dal quale provengono ben 40 opere, l’esposizione racconta un van Gogh diverso dai cliché che da sempre lo accompagnano: il maestro dei girasoli, il pittore del manicomio e della pazzia suicida, il solitario artista immerso nella campagna, l’autodidatta senza molti appigli culturali. Il grande artista olandese, infatti, fu molto di più. Fu un intellettuale dai tanti interessi culturali che ha trasmesso nella sua visione di vita e dell’arte.

Attraverso un percorso allo stesso tempo cronologico e tematico, la mostra propone una inedita lettura delle opere di Van Gogh mettendo in particolare evidenza il rapporto fra la visione pittorica e la profondità della dimensione culturale dell’artista grazie a due temi di grande rilievo: da un lato quello del suo appassionato interesse per i libri e dall’altro la fascinazione per il Giappone.

Un terzo tema di essenziale importanza per la formazione artistica del pittore fu l’influenza che su di lui ebbe Jean-François Millet.

Si parte dalla prima fase della vita di Van Gogh, il periodo olandese, alla quale appartengono Le portatrici del fardello, simbolo della fatica e delle sofferenze che segnano la condizione di vita dei poveri e diseredati della società. In questo periodo, infatti, van Gogh è attratto da autori come Michelet e Beecher Stowe la quale, con La capanna dello zio Tom, denuncia la condizione degli schiavi in America. In mostra si possono vedere dei disegni di Van Gogh copie di opere di Millet tra cui il celebre Angelus, gli Zappatori e Il Seminatore. Del periodo di Nuenen, invece, la sua prima grande composizione, I mangiatori di patate.

Si passa poi al periodo parigino in cui il genio olandese è affascinato dagli impressionisti e neoimpressionisti. Comincia ad adottare una tecnica impressionista e “pointilliste” che si ammira in Natura morta con statuetta e libri. Spicca tra i quadri ‘parigini’ l’Autoritratto.

In quel periodo Parigi era invasa dal Giapponismo, il fenomeno di fascinazione per il Giappone che ha interessato gran parte degli artisti europei alla fine del XIX secolo e che non risparmiò neppure van Gogh che fu attratto dalle stampe provenienti dal paese del Sol Levante. Esse divennero materia di studio e di ispirazione, oltre che oggetto del suo collezionismo, influenzando la sua produzione artistica degli anni seguenti.

Da Parigi ad Arles, dove il contatto con la natura dà alla sua pittura un’evoluzione decisiva che è caratterizzata da una straordinaria vitalità cromatica e luminosa. Qui conosce Gaugain con il quale stringe un sodalizio che dura un paio di mesi culminato in una lite dopo la quale Van Gogh si taglia un orecchio. L’artista si rimette dalla crisi e riprende a lavorare, ma poco dopo decide volontariamente di essere internato nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole vicino Saint-Rémy.  Del periodo trascorso in Provenza in mostra sono esposti paesaggi straordinari come Salici al tramonto, Frutteto circondato da cipressi, La vigna verde, e uno dei ritratti più famosi, quello di Joseph-Michel Ginoux.

Nell’ospedale di Saint-Rémy Van Gogh è colpito da frequenti crisi allucinatorie, ma nei periodi di relativa tranquillità dipinge scorci del giardino dell’ospedale (come Tronchi d’albero con edera, Pini nel giardino dell’ospedale, Tronchi d’albero nel verde, Pini al tramonto), paesaggi di cipressi e uliveti nei dintorni (come Uliveti con due raccoglitori di olive), meravigliose scene notturne.

Quando decide di entrare volontariamente nella clinica psichiatrica di Saint-Rémy vuole rileggere tutto di Shakespeare, così chiede a suo fratello Theo di inviargli l’opera completa nell’edizione di Dicks da uno scellino, presentata nell’ultima sezione dell’esposizione milanese, nella vetrina dedicata ai libri.

La mostra al Mudec ci racconta così, alla fine del suo percorso, la storia di un artista colto, che andava per musei, caratterizzato da un amore sconfinato per la lettura che lo accompagnò per tutta la vita.

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Raffaella Bisceglia

Pugliese trapiantata a Milano da 13 anni, è laureata in Lingue e Letterature Straniere. Giornalista professionista dal 2001 attualmente svolge l’attività di addetta stampa e collabora con Famiglia Cristiana e Cronaca Qui. In passato ha lavorato, tra gli altri, per le emittenti televisive Telenova e Telepiù, per il quotidiano Il Meridiano e scritto di calcio e televisione per i siti Calciomercato.com e Datasport e il settimanale Controcampo.

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