Europa

Alla conferenza sulla sicurezza di Monaco la Merkel attacca Trump e difende l’Europa

Ogni incontro internazionale è un’occasione per conoscere le intenzioni di Trump e per udire le motivazioni di quanti non sono d’accordo con lui. L’ultimo incontro, che ha avuto luogo a Monaco dal 15 al 17 febbraio, ne è stata una conferma ed ha permesso anche di capire le diverse visioni di geopolitica dei protagonisti del dialogo che ne è scaturito. Dialogo? Forse è dire troppo. Interlocuzioni, sarebbe giusto dire, perché ciascuno ha detto quello che voleva dire, senza tener conto del tema all’ordine del giorno e delle tesi che venivano espresse dai vari oratori. Già alla vigilia della conferenza gli organizzatori avevano distribuito un anticipo del rapporto 2019, che sin dall’inizio riconosce che l’ordine mondiale liberista degli ultimi decenni, dominato dal mondo transatlantico, versa in una grave crisi. Cina, Russia e anche Stati Uniti sotto la presidenza di Trump, si oppongono alla tradizionale geopolitica. E questo dato di fatto permette di avvertire che il mondo non stia assistendo a una semplice serie di piccole e grandi crisi, ma piuttosto al disfacimento dell’intero ordine liberista internazionale. Il panorama di sicurezza globale – continua l’anticipato rapporto – non è mai stato così pericoloso. Stiamo assistendo ad un cambiamento epocale: un’era sta per concludersi e per ora si vedono solo i tratti incerti di una nuova era geopolitica. Alcuni Stati – afferma sempre il rapporto –  vorrebbero mantenere l’ordine internazionale liberista, ma è discutibile se essi riusciranno ad assumere questo ruolo, distratti come sono da altre sfide di politica estera. Le democrazie liberali di Francia, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone potrebbero formare da soli un tipo di blocco rivale, contro gli Stati Uniti, Russia e Cina, con capofila la Francia, che ha una capacità militare superiore agli altri? L’ipotesi non regge ad una attenta riflessione, essendo questi Stati impegnati in tutt’altre faccende interne ed internazionali, ma pur non trovando una prospettiva di sicurezza offerta da una nuova geopolitica, che per ora non esiste, si insiste nell’affermare che i tre giorni di conferenza hanno offerto molte indicazioni sul disfacimento dell’ordine liberista mondiale, contravvenendo in questo modo all’impatto offerto dal discorso della Merkel che ha, con brio e convinzione, difeso l’ordine attuale. Certo, ha polemizzato con Trump ed ha difeso l’Unione Europea dai suoi incomprensibili attacchi. Ha affermato anche che il multilateralismo è difficile, ma è meglio che affrontare la strada da soli. Un’America amica dell’Europa ha dato frutti immensi di crescita e sviluppo ed ha garantito un equilibrio mondiale ineccepibile, anche durante tutta la guerra fredda. La cancelliera ha infine aggiunto che abbiamo bisogno della Nato come àncora di stabilità e come comunità di valori, sottolineando che  se l’architettura del mondo viene messa sotto pressione ed è descritta alla stessa conferenza di Monaco come un “great puzzle”, vuol dire che qualcosa si è frammentato. Le strutture internazionali – ha aggiunto – non vanno distrutte. E infine, la Merkel ha polemizzato con il ministro del commercio Usa che ha classificato le auto europee “come pericolo per la sicurezza nazionale”. Questa classificazione, che ci spaventa, sarebbe il presupposto per imporre i dazi, quindi il messaggio degli Usa è una minaccia di guerra commerciale. Il discorso della Merkel è stato subissato dagli applausi dei convegnisti, ma rimane insistente l’idea che l’incontro di Monaco sia stato pilotato proprio da chi è contrario ad un ordine mondiale liberale, senza avere il coraggio di dire apertamente che è per un socialismo mondiale e per uno statalismo sempre più diffuso. Tutto il contrario di quel che, sulla base anche dell’esperienza di quest’ultimo secolo, sarebbe opportuno evitare. La collaborazione va estesa il più possibile, ma senza rinunciare di un pollice ai principi di libertà, compresa quella economica, che hanno fatto fare passi da gigante al mondo intero. Che l’equilibrio mondiale sia scosso da molti nuovi impulsi, non lo si può negare. Che la geopolitica attuale sia incrinata da nuovi avvenimenti, è un dato certo. Le nuove prospettive però non devono negare le realtà esistenti che, per quanto ci riguarda, dalla fine della guerra ad oggi, con la realizzazione delle comunità europee ci hanno garantito pace e sviluppo. Per noi, semmai, il problema è quello di costruire un’Europa unita che sappia muoversi e determinarsi nella politica mondiale, rafforzando le amicizie esistenti, creandone di nuove e garantendo la sicurezza anche sul piano militare. Ma nessuno ne parla. Sono pochissime le voci che riconoscono in questa nostra Europa un valore dal quale non si dovrebbe prescindere, un valore da non buttare alle ortiche. E’ un’Europa incompiuta quella di oggi, e l’Europa politica è tutta da fare; ma è pur sempre  un’Europa con radici e retaggi culturali millenari, che non meritano di essere dispersi. Bene dunque, la Merkel, che la difende e che la considera non perduta in una nuova geopolitica. Sarebbe, tra l’altro, un’ulteriore garanzia di sicurezza in un mondo che evolve, senza attentare alla libertà dei singoli e a quella degli Stati, uniti nella differenza e retti da una struttura federale. Nella geopolitica che immaginiamo, rientra questa visione di un’Europa compiuta.

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