Europa

Alla vigilia dell’8 marzo dall’UE il grido dall’allarme sull’ancora difficile equilibrio di genere

“Il 2024 è un anno storico sul piano elettorale: in tutto il mondo oltre 4 miliardi di persone saranno invitate a esprimere il loro voto, tra cui oltre 400 milioni di cittadini e cittadine dell’UE che voteranno alle elezioni del Parlamento europeo a giugno. In occasione di questa Giornata internazionale della donna riconosciamo il coraggioso attivismo delle suffragette europee che si sono battute per il diritto di voto quando questo era il privilegio degli uomini, e di tutte le donne, in tutta la loro diversità, che contribuiscono a plasmare una società più equa e paritaria”. E’ quanto affermano, in una dichiarazione congiunta, in occasione della Giornata internazionale della donna, la Commissione europea e l’Alto rappresentante/Vicepresidente. Il tema generale del 2024 è “Ispirare l’inclusione”, in linea con il tema di quest’anno delle Nazioni Unite, “Investire nelle donne: accelerare il progresso”. Purtroppo, come dalla Commissione sottolineano, la percentuale di donne nel mondo politico è però ancora lontana dall’essere rappresentativa delle nostre diverse società, con appena il 33% delle rappresentati nelle camere uniche o basse dei parlamenti negli Stati membri dell’UE e del 26,5% a livello mondiale.

Nel 2023 solo sei Stati membri avevano raggiunto un equilibrio di genere superiore al 40% tra i loro parlamentari, mentre in sette Stati membri le donne parlamentari erano meno del 25%. Al Parlamento europeo si è prossimi a un equilibrio di genere di 40% di donne e 60% di uomini. A gennaio 2024 solo cinque Stati membri su 27 avevano capi di Stato di sesso femminile. A livello mondiale le donne detengono appena il 26,7% dei seggi parlamentari, il 35,5% dei seggi delle amministrazioni locali e solo il 28,2% delle posizioni dirigenziali sul luogo di lavoro. Se l’attuale lentezza dei cambiamenti persiste, entro il 2050 la percentuale di donne in posizione dirigenziale sul luogo di lavoro raggiungerà solo il 30%.

E in molte parti del mondo le donne non possono ancora partecipare alla vita pubblica e in alcuni contesti sono completamente escluse dal processo decisionale e dallo spazio pubblico. “In tutte le società le donne continuano a subire discriminazioni e sono più esposte al rischio di violenza online e offline. Questo fatto è particolarmente grave per le donne in politica, le giornaliste e le attiviste, in particolare quelle che si battono per la difesa dei diritti umani. In quest’anno di elezioni incoraggiamo ovunque tutte le donne, anche le giovani, a esercitare il loro diritto di voto, rivendicare il loro spazio nella società e sentirsi in grado di partecipare alla vita politica”, dichiarano da Bruxelles.

La Commissione ha appena pubblicato la relazione 2024 sulla parità di genere nell’UE, che offre una panoramica dei progressi compiuti nell’attuazione della strategia per la parità di genere 2020-2025. La maggior parte delle azioni previste dalla strategia è già stata realizzata. La prima Commissione guidata da una donna e composta da un collegio dei commissari equilibrato sotto il profilo del genere e la prima Commissaria per l’Uguaglianza sono riuscite a porre la parità di genere al centro dell’agenda dell’UE. La Commissione ha inoltre conseguito progressi sostenibili, raggiungendo un equilibrio di genere a tutti i livelli dirigenziali. Al 1º marzo 2024 il 48,5 % di tutte le posizioni dirigenziali in seno alla Commissione è occupato da donne.

La svolta più recente è l’accordo politico raggiunto il 6 febbraio 2024 tra il Parlamento europeo e il Consiglio sulla proposta della Commissione di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica. Questa direttiva è il primo strumento giuridico completo a livello dell’UE per contrastare la violenza contro le donne, ancora troppo dilagante. La direttiva configura come reato in tutta l’UE determinate forme di violenza contro le donne, commesse sia offline che online. Le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati costituiranno reati a sé stanti. Costituiranno reato anche le forme più diffuse di violenza online, tra cui la condivisione non consensuale di immagini intime (compresi i deepfake), lo stalking online, le molestie online, l’incitamento all’odio misogino e il “cyber-flashing”. La direttiva prevede inoltre misure esaustive per la protezione delle vittime, l’accesso alla giustizia e il sostegno, quali case rifugio, centri anti-stupro e linee di assistenza telefonica. Le vittime di tutte le forme di violenza contro le donne che configurano reato a livello nazionale potranno beneficiare di tali misure.

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