Europa

Critiche della Corte dei conti europea ai fondi alla Turchia per fermare i flussi migratori

Nonostante recenti miglioramenti, gli svariati miliardi messi a disposizione dall’Ue per i rifugiati in Turchia avrebbero potuto conseguire un migliore rapporto costi-benefici e dimostrare un maggiore impatto. E’ quanto si legge in una relazione della Corte dei conti europea. Benché lo strumento per i rifugiati in Turchia da 6 miliardi di euro abbia risposto ai bisogni delle comunità turche che li ospitano, i progetti finanziati sono in ritardo rispetto alle scadenze previste e, una volta terminato il sostegno Ue, non è certo che verranno continuati.

Data la sua posizione geografica, la Turchia rappresenta un importante paese di accoglienza e di transito di rifugiati e migranti diretti verso l’Europa. Nell’ultimo decennio, il numero di rifugiati in questo Paese è aumentato, generando crescenti sfide alla coesione sociale. La Turchia ospita attualmente più di quattro milioni di rifugiati registrati, di cui oltre 3,2 milioni di origine siriana; meno del 5% di questi vive in campi. Nel 2015, l’Ue ha creato lo strumento per erogare e coordinare 6 miliardi di euro di aiuti umanitari e allo sviluppo per questo Paese. Gli aiuti sono stati gestiti dalla Commissione in un contesto di rallentamento economico della Turchia e di peggioramento delle sue relazioni con l’Ue, anche a causa dei passi indietro di questo paese nel campo dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali.

“In un contesto politico difficoltoso, lo strumento dell’Ue per i rifugiati in Turchia ha fornito un importante sostegno ai rifugiati e alle comunità ospitanti”, ha affermato Bettina Jakobsen, rappresentante della Corte responsabile dell’audit. “Potrebbe però esservi un migliore rapporto costi-benefici e un maggiore impatto, e non è per nulla sicuro quello che succederà ai progetti in Turchia quando verranno meno gli aiuti dell’Ue”. Partendo dalle raccomandazioni già formulate dalla Corte nel 2018, la Commissione europea ha migliorato le modalità di funzionamento dello Strumento. Per rispondere a precedenti critiche, ha notevolmente migliorato i progetti che forniscono assistenza in denaro ai rifugiati, conseguendo risparmi dell’ordine di 65 milioni di euro. In aggiunta, ha ridotto i costi amministrativi: in altre parole, più soldi sono potuti arrivare ai destinatari finali. La Commissione non ha però valutato in modo sistematico la ragionevolezza dei costi dei progetti, il che ne mette a rischio l’efficienza.

Nel complesso, gli aiuti dell’Ue hanno garantito un celere finanziamento e notevoli investimenti per alleviare la pressione sulle infrastrutture sanitarie, scolastiche e comunali causata dall’elevato afflusso di rifugiati nel paese, nonché per evitare tensioni sul mercato del lavoro. Tuttavia, i progetti di sviluppo hanno subito gravi ritardi per ragioni diverse, quali ad esempio norme di costruzione più rigorose, la pandemia di Covid-19 e il tasso di inflazione in aumento. Anche i devastanti terremoti che hanno colpito il paese nel febbraio 2023 hanno avuto un impatto significativo sui progetti, sebbene la risposta della Commissione sia stata celere.

I progetti pianificati, quali ad esempio quelli in materia di formazione professionale e di avviamento d’impresa per i rifugiati, sono stati in generale realizzati. Tuttavia, il monitoraggio è stato insufficiente, in quanto non è arrivato a misurarne l’impatto. A titolo di esempio, non è stato monitorato il successivo status occupazionale o imprenditoriale dei rifugiati. Analogamente, sono state costruite nuove scuole per rifugiati, ma gli auditor della Corte non sono riusciti ad ottenere dal ministero turco dati sufficienti per valutarne l’impatto sui beneficiari.

La sostenibilità degli interventi dell’Ue e la co-titolarità della Turchia sono di fondamentale importanza; per questo motivo la Commissione lavora per affidare la gestione dei progetti alle autorità turche. Tuttavia, è riuscita ad assicurare la sostenibilità solo di progetti infrastrutturali come la costruzione di scuole e ospedali, ma non del sostegno socioeconomico (ossia occupazionale), e non si sa se i suoi progetti-faro nel campo dell’istruzione e della sanità continueranno senza il sostegno dell’Ue. L’esecutivo dell’Ue ha anche provato a migliorare l’ambiente operativo per le Ong internazionali, ma la mancanza di volontà politica delle autorità nazionali ridurrà l’impatto degli sforzi profusi.

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