I paletti della Commissione per il prossimo bilancio della Ue annunciano tempesta nel confronto con gli Stati Ue
La Commissione europea propone un budget Ue a lungo termine più ampio per l’era post-Brexit rispetto a quello attuale, da concordare prima delle elezioni europee del maggio 2019, secondo quanto il commissario al bilancio Guenther Oettinger ha rivelato lo scorso 14 febbraio. Oettinger ha detto ai giornalisti che il prossimo budget settennale per il periodo 2021-2027 dovrebbe essere compreso tra l’1,1% e l’1,2% del reddito nazionale lordo dell’UE, rispetto all’1% per cento attuale e ha sottolineato che in media, su 100 euro guadagnati dai cittadini dell’Ue, 50 sono assorbiti dalle tasse ma solo un euro finisce a finanziare l’Unione europea.
La Commissione intende rimarcare ai leader dell’Unione che se vogliono che il bilancio si concentri su nuove priorità – come la protezione delle frontiere, l’immigrazione, la difesa e il mantenimento di una significativa politica agricola e di coesione che aiuti le regioni più povere – i singoli Stati dovranno fornire maggiori contributi (un’idea maturata a Bruxelles punta su una rimodulazione dell’Iva). Di contro, Paesi come l’Austria sono schierati sul fronte esattamente opposto: ridurre quanto gli Stati devono procacciarsi per sostenere l’Unione.
Al confronto con gli Stati, la Commissione si presenterà con alcune cifre: per rafforzare il controllo delle frontiere occorreranno risorse da 8 a 150 miliardi di euro per un periodo di 7 anni, a seconda del rafforzamento che si vorrà realizzare, mentre per le politiche comuni di agricoltura e coesione (che rappresentano il 70% dell’attuale bilancio) verrà chiesto di scegliere oculatamente chi merita di essere sostenuto, perché tale scelta comporta un risparmio di 95-124 miliardi di euro nell’attuale programma di 370 miliardi di euro (la scelta si preannuncia dura per i Paesi contributori netti più sviluppati, le cui regioni più ricche oggi beneficiano anch’esse del fondo).
L’Ue deve inoltre affrontare il buco annuale da 12 a 15 miliardi di euro nel futuro quadro finanziario pluriennale (QFP), conseguente all’uscita della Gran Bretagna. Oettinger ha escluso il taglio del budget della commissione, ricordando agli ascoltatori che, negli ultimi 7 anni, l’amministrazione dell’Ue è stata ridotta del 5%.
Infine, nella ricerca di una mediazione tra le posizioni tedesche e francesi, la Commissione prevede una “funzione di stabilizzazione” separata per i membri dell’area dell’euro dalle crisi (il presidente francese Emmanuel Macron ha ipotizzato l’anno scorso un bilancio separato della zona euro, ma la Germania non lo vuole) e sta esaminando come subordinare il sostegno finanziario agli Stati all’osservanza dei principi dello Stato di diritto da parte di quegli stessi Stati (le crescenti preoccupazioni per Ungheria, Polonia, Romania e Malta rendono questa idea piuttosto plausibile, ma la questione è politicamente molto delicata perché per l’adozione del bilancio occorre l’unanimità dei membri della Ue).