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Il terzo no liquida definitivamente l’accordo May con l’UE

Ed ora, quale prospettiva?

E’ la terza volta che la maggioranza della Camera dei Comuni respinge l’accordo negoziato dalla May con l’UE per l’uscito del Regno Unito dall’Europa. 344 sono stati i no e 286 i sì, più delle due volte precedenti, ma di gran lunga insufficienti per l’approvazione. Sembrano avere una simpatia particolare per il no i parlamentari britannici. Soltanto due giorni fa, in un solo giorno hanno detto no otto volte, senza mai proporre alternative. Tutte le ipotesi in ballo sono state sonoramente bocciate. Questo ultimo e definitivo no è arrivato, nonostante la premier avesse offerto le sue dimissioni se i si avessero avuto la maggioranza. Di fronte a questo ennesimo rifiuto, il leader laburista Corbyn ha reiterato la sua richiesta di dimissioni del governo, che ci sarebbero state se l’accordo sull’uscita fosse stato approvato. Ma anche il Labour ha una grande responsabilità in tutto quanto di caotico e di incomprensibile è avvenuto. Il suo continuo atteggiamento negativo, senza proporre mai alternative serie alle proposte del governo, lo rende corresponsabile della situazione attuale. Di fronte a questa situazione di stallo, resta in piedi solo un mini rinvio limitato al 12 aprile, data entro la quale il RU dovrà decidere se chiedere a Bruxelles un ulteriore allungamento della proroga, purché debitamente motivata, oppure procedere a un’uscita no deal, cioè senza accordo. L’ulteriore proroga, però implicherebbe la partecipazione britannica alle elezioni europee. Non a caso, subito dopo il voto, la May ha definito “quasi certa” la partecipazione alle elezioni di maggio, ritenendo grave la decisione negativa dei Comuni ed evocando la richiesta di un rinvio prolungato all’UE. La May inoltre ha rinfacciato alla Camera di non avere un piano alternativo maggioritario, avendo detto no all’accordo, ma anche a un no deal, a una no Brexit e a un referendum bis. Nonostante tutti questi no contradditori, la premier ha insistito sul fatto che il governo continuerà ad agire affinché la Brexit sia attuata. Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, intanto, ha deciso di convocare un vertice UE il 10 aprile. Negli ambienti di Bruxelles si prevede uno scenario no deal a partire dalla mezzanotte del 12 aprile. Sembra la soluzione più probabile e in una nota la Commissione si rammarica del voto negativo della Camera dei Comuni. “L’UE resterà unita ed è pienamente preparata ad una hard-Brexit” si afferma nella nota di Bruxelles. La situazione è pesante e gli osservatori si chiedono, senza avere una risposta, che cosa potrebbe creare una maggioranza parlamentare. Nemmeno la proposta di Corbyn sembra raccogliere la maggioranza. La May deve andarsene indicendo subito nuove elezioni, l’accordo da lei sottoscritto va cambiato. La May deve consentire al Paese di decidere il suo futuro attraverso elezioni generali – ha dichiarato Corbyn ai Comuni. Benissimo! E la Brexit? Come si attuerà? Chi ha la formula magica da proporre? E’ l’ulteriore dimostrazione che i no alla May erano riservati alla sua leadership. La Brexit non era, non è che un pretesto per eliminarla dal potere.

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