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Juncker: il mondo ha bisogno di un’Europa forte ed unita

Nel discorso sullo stato dell’Unione il Presidente della Commissione europea sottolinea la necessità della coesione per giocare un ruolo strategico e credibile e per sconfiggere i nazionalismi malsani

“Nel 1913 gli europei pensavano di avere una pace duratura ma solo un anno dopo scoppiò una violenta guerra fratricida che attraversò l’intero continente. Non parlo di quel periodo perché siamo sull’orlo di un’altra catastrofe ma perché l’Europa è la ‘guardiana’ della pace, dobbiamo essere grati se viviamo in un continente reso pacifico dall’Unione europea”. Inizia con chiaro riferimento al vero senso dell’esistenza dell’Unione europea il discorso sullo stato dell’Unione che il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha tenuto giovedì 12 settembre a Strasburgo nella sede del Parlamento europeo in occasione della Sessione plenaria. Quasi un monito per chi, in questi mesi,sta cercando di mettere in discussione il valore dell’Unione europea. Un discorso atteso – ultimo per la programmazione prima della fine del mandato dell’attuale Commissione UE (gli organi saranno nominati a settembre 2019) – per le tematiche che Juncker avrebbe affrontato e che toccano da vicino molti degli Stati membri. Immigrazione, rafforzamento del controllo delle frontiere, partnership con l’Africa, contrasto a contenuti illegali e fake news in vista delle prossime elezioni europee (23-26 maggio 2019).  Il discorso di Juncker sulla Sovranità europea (questo il titolo) appare subito in stretta continuità con quello pronunciato lo scorso anno ma con 18 nuove iniziative legislative, frutto del mutamento repentino degli scenari politici, economici e socio-culturali degli ultimi 12 mesi e del sempre crescete euroscetticismo che si sta diffondendo tra gli Stati membri. Sovranità europea, appunto, per sottolineare quell’unione di stati che mai dovrà sostituirsi alla sovranità di ciascuno di essi, da non confondere però con il nazionalismo, concetto contrastato e denunciato da Juncker alla luce anche, e soprattutto, degli atteggiamenti e delle parole di alcuni leader europei quali Salvini e l’ungherese Orban, intervenuto anche lui in questi giorni a Strasburgo.

Quella di cui parla Juncker è un’Europa più capace di fare politica estera e per questo propone che alcune decisioni strategiche non siano più prese all’unanimità ma con una maggioranza qualificata per giocare un ruolo strategico a livello mondiale. E non è difficile pensare alla questione migranti, al rapporto con gli USA, alla situazione dei Balcani in bilico tra crescenti ondate di nazionalismo e richieste di adesione da parte di alcuni Stati. Sulla questione migranti, in merito alla scelta politica fatta a giugno dagli Stati membri, e cioè distribuire gli sbarchi in diversi Paesi europei, Juncker ha ribadito, in linea con la posizione del governo italiano, la necessità, da parte dell’Europa di una ‘solidarietà durevole e organizzata’, confermando  di voler rafforzare l’agenzia comunitaria Frontex, dedicata al controllo delle frontiere esterne dell’Unione con l’assunzione, come già annunciato a maggio, di 10mila nuovi doganieri, entro il 2020 e non 2027, come proposto in precedenza. Ma la difesa dei confini da sola non basta, per questo è fondamentale un partenariato con l’Africa. Il che vuol dire non solo cooperazione o accordi commerciali ma interventi mirati in un continente diventato terreno fertile per gli investimenti da parte della Cina. Intervenire concretamente in Africa significherebbe porre un argine alla forte presenza asiatica e porsi, credibilmente, come vero interlocutore politico ed economico con la Cina stessa ma anche con gli Stati Uniti e tornare ad avere un ruolo centrale a livello mondiale. Insiste sull’economia Juncker sottolineando come l’Unione importi l’80% del suo fabbisogno energetico in dollari, quando dagli Stati Uniti proviene appena il 2% delle materie prime. Il ruolo dell’euro, nel mercato globale, deve essere rivisto, perché una situazione simile “è aberrante e ridicola”, e rischia di far perdere autorevolezza. L’Unione europea rappresenta infatti un quinto dell’economia mondiale e 60 paesi hanno legato la loro valuta all’euro. Per questo è necessario rilanciare il progetto comunitario, difendendo il ‘patriottismo illuminato’ che è cosa ben diversa dal ‘nazionalismo malsano’, fonte di guerre, ed esorta ad essere più vigili per evitare “un nuovo conflitto in Europa” assicurando che “la sovranità europea nasce dalle sovranità nazionali, e non le sostituisce”.

Sul fronte lotta ai cyberattacchi Juncker ha dichiarato che la Commissione presenterà nuovi testi legislativi per contrastare i contenuti illegali su Internet e i tentativi di influenzare con fake news le prossime elezioni europee.

Non manca il riferimento ai traguardi tecnologici e scientifici che l’Europa, unita, ha raggiunto. “Nessun Paese da solo avrebbe potuto mettere in orbita 26 satelliti. Galileo oggi ha 400 milioni di utilizzatori in giro per il mondo”.  Alla luce dei successi raggiunti e in vista delle nuove proposte elencate, senza retorica ma con un chiaro riferimento ai populismi dilaganti, Juncker ha sottolineato quanto il mondo oggi abbia bisogno di un’Europa forte ed unita.

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Raffaella Bisceglia

Pugliese trapiantata a Milano da 13 anni, è laureata in Lingue e Letterature Straniere. Giornalista professionista dal 2001 attualmente svolge l’attività di addetta stampa e collabora con Famiglia Cristiana e Cronaca Qui. In passato ha lavorato, tra gli altri, per le emittenti televisive Telenova e Telepiù, per il quotidiano Il Meridiano e scritto di calcio e televisione per i siti Calciomercato.com e Datasport e il settimanale Controcampo.

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