L’assemblea dei Conservatori britannici: anche il discorso della May è stato molto applaudito
Se i congressi dei partiti dovessero essere valutati dalla qualità del discorso del leader, anche quello dei Conservatori britannici, che si sta tenendo a Birmingham, come già quello dei Laburisti, sarebbe un congresso ben riuscito. Questa ipotesi, tuttavia, non può essere assunta come veritiera, perché per giudicare un congresso bisogna aspettarne la fine e verificare le conclusioni a cui arriva, con il voto dei delegati per le nuove nomine dei dirigenti e/o per le eventuali risoluzioni finali. Comunque sia, quello della May è stato un discorso accolto con grandi applausi dai congressisti, un discorso molto diverso da quello dello scorso anno che era tutto sulla difensiva e non lanciava sfide al futuro. Il discorso di ieri è stato quello di una premier all’attacco, con l’indicazione dei temi da sostenere e con una visione, forse troppo ottimistica, del futuro: “I giorni migliori sono davanti a noi. Abbiamo tutto per poter avere successo”. Anche sulla Brexit non ha avuto tentennamenti, rispondendo direttamente agli attacchi feroci promossi dall’ex ministro degli Esteri Boris Johnson, che il giorno prima aveva definito “un oltraggio” il piano della premier per la Brexit. Un progetto – il piano dei Chequers – che la May difende perché contiene il commercio dei beni senza attriti con l’UE e la difesa dell’unità del Paese. Promette inoltre agli elettori che porterà a compimento la Brexit, avvertendo gli oltranzisti che “cercare la soluzione perfetta rischia di farci finire senza nessuna Brexit”. E aggiunge in conclusione: “La Gran Bretagna non ha paura di uscire senza intesa, se dovrà. Dobbiamo essere onesti su questo punto: uscire senza un’intesa, introdurre dazi e costosi controlli alla frontiera sarebbe un brutto risultato per la UE e per il Regno Unito”. Ha parlato dell’utilità del libero mercato, ha trasmesso un messaggio forte di sostegno all’impresa, ha lanciato un appello a restare fermi e uniti sulla Brexit e ha sferrato un attacco feroce all’opposizione di Jeremy Corbyn – “una tragedia nazionale” , accusandolo di rifiutare i valori comuni che un tempo anche la sinistra condivideva, di aver chiesto ai russi – sul caso Salisbury – conferma sulle indagini inglesi. “Appalterebbero la sicurezza al Cremlino”, dice. Ma, principalmente, ha annunciato che dieci anni dopo la crisi finanziaria “l’austerità è finita”. Staremo a vedere fino a che punto i suoi nemici interni riusciranno a indebolirla, il che indebolirebbe anche il partito dei Conservatori, che da tempo assiste allo sbranamento reciproco dei suoi leader. Chi ne approfitterebbe sarebbe proprio Jeremy Corbyn, uscito rafforzato dall’assemblea del suo partito e con un’opinione pubblica disposta a sostenerlo in caso di elezioni, nonostante il suo non celato sinistrismo da terza internazionale. Il secondo referendum, come alcuni laburisti non sostenuti da Corbyn hanno chiesto, non si farà. Forse non si farà nemmeno l’accordo con l’UE per il dopo Brexit. Ed anche questo avvantaggerà Corbyn nel caso di elezioni politiche anticipate. Non c’è che dire! Le prospettive non sono rosee nemmeno per il Regno Unite, come non lo sono per l’UE, assediata dai nazionalismi sovranisti.