Europa

L’Europa c’è ma non si vuole vederla

In questi tempi, in cui quasi tutto sta cambiando in seguito alla pandemia del coronavirus che ha raggiunto tutti i continenti, c’è un atteggiamento che non cambia: quello di considerare l’Europa responsabile di ciò che non funziona, causa di tutti i mali che colpiscono i nostri Paesi e promotrice di povertà conseguente all’uso della moneta unica. E’ una solfa che si ripete e che invade il sistema mediatico: stampa, radio, televisione e social network. C’è una fauna politica che alimenta questo sentimento d’avversione, causato, secondo essa, dal fatto che l’Europa ha tolto sovranità agli Stati. Per questo i fautori di questo sentimento d’avversione vengono chiamati sovranisti. Vorrebbero che fossero tolti i poteri alle istituzioni dell’UE per lasciarli interamente nelle mani dei governi nazionali, il che equivale a dire che bisogna liquidare l’Europa che esiste, rinunciare alla sua integrazione e ritornare agli Stati nazionali, senza pretesa di unirli e integrarli, come invece pensavano i fondatori delle Comunità europee. Questi consideravano che, dopo la seconda guerra mondiale, fratricida come la prima, gli Stati europei si fossero indeboliti e non fossero più in grado di far fronte da soli alle sfide che il mondo in via di globalizzazione imponeva loro. Ma è vero che l’UE ha tolto la sovranità agli Stati che la compongono? Poche sovranità, tra l’altro; solo quelle che rientrano nelle competenze previste loro dai trattati costitutivi. L’UE non ha annullato nessuna sovranità. Le singole sovranità nazionali, sempre per i settori di competenza fissati dai trattati, sono state trasformate in sovranità condivisa. Nessun governo decide più per sé, ma decide insieme agli altri. E’ una sovranità rafforzata, che potenzia, rinsalda, rinvigorisce i governi dei Paesi più deboli e li mette alla pari di quelli più forti. Vengo preso dallo sconforto quanto la sera ascolto una certa giornalista di un talk show molto popolare che inveisce contro i burocrati non eletti di Bruxelles perché, secondo lei, impongono decisioni e scelte all’Italia che non sempre la favoriscono. I burocrati sarebbero i membri della Commissione europea, che però non decidono niente e quindi non impongono nulla all’Italia. “E’ ora di smetterla di ricevere ordini” – sbraita la giornalista, la quale probabilmente non sa, nella sua dorata ignoranza, che  i Commissari non decidono nulla. Gli ordini e le raccomandazioni che trasmettono non sono farina del loro sacco. Le decisioni vengono prese dai governi, riuniti nel Consiglio dell’Unione. I Commissari propongono e sono incaricati di far eseguire le decisioni del Consiglio, cioè dei governi, compreso quello italiano. Ma chi protesta per queste imposizioni che ci vengono da Bruxelles non sa probabilmente che esse portano anche la firma del governo italiano. Le decisioni sono il frutto di una sovranità condivisa, che è più forte, più significativa e più solida di una sovranità  nazionale singola. Che la giornalista si lamenti di questa situazione è affare suo, anzi, è la conseguenza della sua ignoranza di come funzionano le istituzioni europee, ma che questo atteggiamento sia condiviso dalla fauna politica sovranista di cui parlavamo è insopportabile per due ragioni: o nel pretendere la sovranità singola sono in buona fede, e allora bisogna invitarli a proporre modifiche ai Trattati, o sono in malafede, e allora bisogna mandarli al diavolo. Abbiamo l’impressione, tuttavia, che certi atteggiamenti di rifiuto e avversione verso l’Europa siano funzionali ad una ricerca di consenso. Quando le cose non vanno bene si cerca sempre un capro espiatorio, la condanna del quale attutisce la rabbia e l’avversione. E quale capro migliore dell’Europa? Tanto essa non risponde e lascia la parola ai suoi detrattori. La contraddittorietà tuttavia è palese. Questi sovranisti si lamentano spesso, di fronte a situazione di crisi e d’affanno come quella che stiamo vivendo, di non trovare l’Europa. “E’ assente e non fa nulla per noi. Sta in silenzio quando dovrebbe parlare e se parla qualche volta fa danni. Non interviene per aiutarci”.  Se questa fauna politica si vergogna di stare in quest’Europa ingiusta e sempre assente nei momenti importanti, perché la invoca e la vuole presente? E’ una contraddizione palese, a dimostrazione del fatto che per loro il consenso è molto più importante delle politiche europee.

C’è un’altra categoria che si può affiancare ai sovranisti per il loro modo di parlare dell’Europa. Sono gli zitelloni del lamento e del pianto. Non vogliono uscire dall’Europa, anzi, Ma quando parlano di lei è per lamentarsi di quello che secondo loro non fa. Un articolo giunto nella nostra redazione ieri si lamenta addirittura della cattiva propaganda che fa l’Europa di se stessa. “A spiegarsi male una persona paga un prezzo alto, può compromettere la propria credibilità. Ma se questa incompetenza è propria di una comunità di nazioni, il prezzo da scontare travalica il caso contingente e sarà la sua storia. Che è poi la nostra”. Tutto vero! Ma perché sprecare intelligenza e competenza per parlare così dell’Europa? Non sarebbe più utile e accomandabile dire cosa fa l’Europa in questo tempo di crisi per aiutare i suoi popoli e i suoi governi?  L’Europa, nonostante le apparenze sottolineate dai suoi detrattori, c’è e sta crescendo. Il 7 aprile l’Eurogruppo ha valutato proposte che saranno girate al Consiglio europeo per affrontare la crisi generata dal coronavirus. La preoccupazione è anche un’altra: che l’Europa possa sopravvivere o meno alla pandemia mondiale. Intanto ha stanziato 2.700 miliardi di euro e ora ne stanzierà altri 3 mila per il dopo virus. Sono cifre notevoli, mai menzionate o utilizzate fino ad ora. Ma pochi sono gli articoli che pubblicano queste informazioni. Il lamento è più produttivo d’emozioni. Ad ogni modo, tanto i piagnucolosi, quanto gli europeisti, non dovrebbero dimenticare di ricordare di questi tempi che, con o senza Eurobond, ultimo argomento di accanite polemiche, l’Europa c’è, esiste, lotta, cresce e i veri suoi amici , più che cercare ogni giorno un modo per delegittimarla, dovrebbero ricordare alla fauna politica sovranista e ai cittadini tutti cosa sarebbe l’Italia se non avesse l’Europa accanto a sé.

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