Europa

L’Unione Europea ed il dubbio cartesiano

Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Prof. Francesco Pontelli

Il dubbio rappresenta la base, secondo Cartesio, per il raggiungimento di una verità, in quanto solo mettendo in discussione le vecchie certezze si può raggiungere un principio resistente al dubbio stesso. Questo primato del dubbio sulla accettazione di una verità semplicemente acquisita rappresenta l’unica strategia da adottare se si abbia intenzione di salvare la residuale fiducia nella istituzione Europea dopo le miserabili vicende del Qatargate.

Se le dichiarazioni dell’ex Vice Presidente del Parlamento europeo relative ad un percorso “democratico” intrapreso dal Qatar oggi vengono motivate dalla sempre classica elargizioni di denaro, se l’attività di ex parlamentari europei uniti, come sembra, ad altri sessanta parlamentari in carica sembra sia stata “condizionata” da finanziamenti più o meno occulti, magari utilizzando le Ong e le fondazioni, allora il dubbio cartesiano deve assolutamente prendere il sopravvento.

In questo contesto di corruzione diffusa, con quasi il 10% dei parlamentari europei sospettati di agire per avvantaggiare molteplici gruppi di interesse, si pensi anche alla folle intenzione di permettere l’accesso alle nostre rotte alla QatarAir proposta sempre da parlamentari europei (*), allora tutta l’attività di queste e delle precedenti legislature dovrebbe venire letta in altro modo ed assolutamente interpretata con una diversa chiave di lettura.

Come non considerare allora le reali motivazioni, solo per offrire un esempio, che hanno spinto verso la decisione di importare l’olio tunisino e successivamente aumentarne le quote, giustificata come un aiuto al consolidamento della democrazia tunisina?

Le dirette conseguenze di tale scellerata strategia si sono dimostrate devastanti per la filiera dell’olio italiano, una situazione per la quale, tra l’altro, sono state svantaggiate le grandi aziende sia di produzione che di distribuzione?

La stessa mancanza di una politica europea definitiva relativa al Made In, che viene sistematicamente aggirato da triangolazioni e processi produttivi minimali in valore eseguiti sul territorio nazionale, non ha forse avvantaggiato le economie e le aziende che hanno fatto della delocalizzazione la propria arma competitiva? Alla quale poi aggiungere la possibilità offerta dalla stessa Unione europea di non indicare sulle confezioni di prodotti alimentari il sito di produzione, sostituto semplicemente da un riferimento imprecisato. Una decisione nata da una semplice e folle ideologia massimalista finalizzata all’appiattimento delle diverse peculiarità nazionali oppure espressione di interessi illeciti supportati da prebende finanziarie?

Per quale motivo dopo tre anni di crisi economica ed energetica determinate dalla pandemia e dalla guerra ucraina, l’Unione Europea rappresenta l’unica istituzione del mondo economico mondiale che consideri come strategico il blocco della produzione industriale di motori endotermici dal 2035 azzerando il vantaggio tecnologico (know how) e professionale della filiera automotive con la conseguente perdita di milioni di posti di lavoro?

Quali potrebbero essere state le reali motivazioni che hanno impedito una rimodulazione delle priorità che ponesse come prevalente il mantenimento degli asset industriale ed economici degli Stati Membri dell’Unione rispetto ad una immotivata dai numeri transizione ecologica? (**)

Rispetto ai vantaggi “gratuiti” per le altre economie concorrenti offerti da questa politica europea non sorge un dubbio in relazione ai costi economici pagati dal mondo industriale europeo che si trasformano in plusvalenze senza giustificazioni per i nostri competitor?

In altre parole, l’attività delle ultime due legislature della istituzione europea nella sua complessità ha dimostrato, in modo inequivocabile, di andare troppo spesso contro gli interessi sia dei singoli cittadini e consumatori che dell’intero asset industriale e delle Pmi dei singoli Stati Membri.

Nello stesso periodo la giustificazione adottata, a conferma di tali scelte, dagli organi istituzionali europei veniva indicata nella propria capacità di esprimere una migliore visione strategica e da una ideologia progressista superiore all’interno di una visione culturale mondialista.

Viceversa, le ultime miserabili vicende legate alla mercificazione della volontà politica porterebbero alla immediata nomina, se ancora in vita, di Cartesio ad ispettore straordinario del Parlamento europeo con l’obiettivo di salvaguardare, o meglio salvare, la ormai minima considerazione della quale godono l’intera classe politica europea e le stesse istituzioni.

Il dubbio e la sua applicazione in relazione alle reali motivazioni dell’intera attività degli organi istituzionali europei dell’ultimo decennio rappresenta l’ultima opportunità per la stessa sopravvivenza politica dell’Unione Europea.

(*) Il nostro mercato di 240 milioni di passeggeri scambiato con quello del Qatar di 2,4 milioni.

(**) L’Unione europea è responsabile del 7% del totale delle emissioni quindi una sua diminuzione sarebbe assolutamente ininfluente rispetto al mantenimento delle quote delle principali economie come Cina, Usa, India e Russia.

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