Europa

Parte la revisione del Patto di stabilità: gli investimenti green in cima alle priorità della Ue

Regole più semplici, più coinvolgenti rispetto agli Stati membri, più flessibili sugli investimenti green. Comincia su questo binario la consultazione sulla possibile revisione di uno dei capisaldi più divisivi dell’Unione Europea, il Patto di Stabilità e Crescita. Il 19 ottobre, dopo il collegio dei commissari, il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari

Economici Paolo Gentiloni hanno dato il via alla consultazione pubblica, partendo da un documento, di 14 pagine, sull’impatto della crisi Covid sulle economie europee. Un documento che vuole essere la base per discutere su una migliore applicazione delle regole fiscali. La consultazione pubblica, secondo lo schema della Commissione, dovrebbe chiudersi con la fine dell’anno. E, nella primavera del 2022 l’esecutivo europeo punta a mettere in campo una sua proposta.

L’obiettivo di una modifica dei Trattati, osservano fonti europee a Bruxelles, è poco meno di un’utopia. La revisione potrebbe portare a modifiche regolamentari – che è l’obiettivo più ambizioso e difficile – o ad una diversa interpretazione delle regole oggi in vigore. Il percorso, come prevedibile, è irto di ostacoli già solo nel timing dell’iniziativa. Dal gennaio 2023 il Patto di Stabilità (con i suoi canonici paletti del tetto per il deficit pari al 3% del Pil e di quello dell’iter per arrivare ad un debito pari al 60%) tornerà in vigore e l’obiettivo dei cosiddetti Paesi frugali, messo nero su bianco in un ‘position paper’ dell’inizio di settembre, è quello di tergiversare il più possibile nel superamento delle regole attuali.

Molto dipenderà anche dal futuro esecutivo tedesco e da chi, a Berlino, rivestirà il ruolo di ministro delle Finanze. Anche se il candidato alla cancelleria Spd, Olaf Scholz, pur sottolineando come l’attuale Patto sia già flessibile ha spiegato che, questo, “non è il momento dell’austerità”.

Una certa flessibilità l’esecutivo europeo la vorrebbe innanzitutto sugli investimenti green, scorporandoli dal computo del deficit e del debito con quella che, a Bruxelles, già chiamano “golden rule”. Poi c’è il tema del rientro del debito. Il ritorno al limite del 60%, a causa degli effetti della crisi pandemica, per molti Paesi è pressoché irraggiungibile, soprattutto se si vuole evitare di strangolare la ripresa economica con interventi da lacrime e sangue.

La media del debito dei Paesi dell’eurozona ruota attorno al 100% del Pil. L’obiettivo della consultazione pubblica è quindi trovare un percorso che porti ad una riduzione graduale, ma effettiva del debito. Anche perché, come si evincerà dal documento della Commissione, la crisi del Covid ha portato alla luce la necessità e l’opportunità di più investimenti, pubblici e privati.

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