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Per cambiare in meglio l’Europa bisogna conoscerla davvero

Tra poche ore il voto per il Parlamento europeo e per il presidente della Commissione, ancora qualche fuoco d’artificio e poi rien ne va plus, bisognerà solo andare al seggio, votare e sperare, nel marasma generale, che i risultati non siano troppi penalizzanti per l’Italia e che chi ha fatto tante sparate in campagna elettorale sia capace di trovare un po’ di buon senso e si metta a studiare seriamente per evitare di far fare all’Italia altri passi indietro.

Gi italiani voteranno anche se i partiti, i loro capi, i candidati, nella maggior parte dei casi, non hanno parlato di Europa se non per dire che va cambiata e giornali e giornalisti si sono adeguati, continuando invece a fare domande sulla durata del governo, su eventuali elezioni nazionali e su più o meno innaturali nuove alleanze.

Quei pochi che hanno tentato di affrontare i temi europei  più urgenti, dalla difesa comune all’immigrazione, dalla lotta al terrorismo a quella delle nuove povertà, dall’ambiente alle regole per impedire che mezzi tecnologici ed informatici da grande risorsa si tramutino in un nuovo grande ed irrisolvibile problema, sono stati relegati in qualche articolo interno e più o meno banditi dalle televisioni. Siamo ancora un paese che si guarda l’ombelico pensando che sia il centro del mondo, che pensa di risolvere i problemi ignorandoli o sparando frasi ad effetto, che non fa i conti con la realtà e non ha progetti per il futuro. Anche per questo l’Europa è necessaria e cambiarla in meglio significa conoscerne pregi e difetti, conoscere le esigenze degli altri paesi, non per fare  lo sterile gioco del tiro alla fune ma per trovare corrette mediazioni che rispettino i diritti e le necessità di ciascuno.

In Europa bisogna starci fisicamente, non ignorare le riunioni o assentarsene dopo poco, e bisogna starci con la testa, conoscere i dossier e le mentalità diverse per ogni nazione, bisogna impegnarsi  per trovare il modo di fare si che il Consiglio europeo, l’organo che ha in mano il vero potere, trovi, almeno per alcuni temi, un sistema di voto comunitario per impedire che interessi nazionali esasperati, come è avvenuto per l’immigrazione, impediscano fattive collaborazioni e creino dannose rivalità, sempre a vantaggio dei più capaci e forti e dei loro stati satellite, come è avvenuto per il Made in con le note conseguenze economiche. Occorre una nuova Convenzione europea per definire limiti ed obblighi, per dare maggiore valenza e peso al Parlamento che rappresenta i cittadini, per ridisegnare le missioni, gli obiettivi interni ed esterni all’Unione, tenendo ben presenti le variegate realtà africane e cinesi, per identificare le priorità in campo economico e finanziario prima che il crollo di qualche banca europea, oltre Atlantico, ci riprecipiti in una nuova crisi o che un paese europeo scateni guerre, come quella libica, le conseguenze delle quali pagheremo tutti ancora per molto.

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