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Per la Brexit ancora pazienza

Occorre un’altra proroga corta e l’aiuto del Labour

La scadenza del 12 aprile, data fissata dalla prima proroga per evitare le elezioni di fine maggio, si avvicina rapidamente e porta con sé l’incubo dell’uscita no deal, cioè senza accordo, del Regno Unito dall’Unione Europea. Ma la May si dà da fare e non perde un attimo senza pensare all’uscita che si deve fare. Lo ha ripetuto anche ieri, dopo una riunione del Consiglio del ministri durata sette ore. “Il mio obiettivo – ha ribadito nel corso di una conferenza stampa – è far uscire il Regno Unito dall’Unione europea in modo ordinato – La Brexit si deve fare”. Già, ma come? – Dopo tutti i tentativi andati a vuoto in queste ultime settimane. Il margine delle possibilità si riduce sempre di più. Oggi la May avrà un’altra riunione del Consiglio dei Ministri per tentare ogni via d’uscita dall’impasse in cui il parlamento ha cacciato la Brexit, oltre che il governo tutto intero. Un’ipotesi da tentare sarebbe la richiesta di una proroga limitata nel tempo e la collaborazione del leader laburista Jeremy Corbyn. Per proporre che cosa di nuovo all’Unione Europea? La permanenza nell’Unione doganale? Un secondo referendum? Ma non sono tutte ipotesi già valutate e respinte più di una volta dal parlamento? Indifferente alle richieste delle sue dimissioni, la May probabilmente vorrà riportare in parlamento il suo piano. Il ministro per la Brexit, Stephen Barclay, ha dichiarato che la Camera potrebbe ancora approvare il piano May in questa settimana. Giovedì 4 aprile sarebbe la data più probabile per una nuova votazione sul testo. Il 10 aprile, mercoledì prossimo, il Consiglio europeo straordinario valuterà una possibile richiesta di un ulteriore rinvio della Brexit, che potrebbe essere concesso solo se si troverà un accordo su una prospettiva che sia chiara, nel caso di nuove elezioni, ad esempio, o di un secondo referendum. “Se ci sarà una maggioranza sostenibile del Parlamento sull’accordo di ritiro entro il 12 aprile, allora la UE è pronta ad accettare una proroga di Brexit. Se la Camera dei Comuni non si pronuncerà, nessuna proroga breve sarà possibile, perché questo minaccia il buon funzionamento dell’Unione e le stesse elezioni europee”. Questa la risposta del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, data ieri al Parlamento europeo, alla proposta della premier britannica di ieri dopo la riunione del Consiglio dei Ministri. Oggi la May dovrebbe incontrare Corbyn, che nel corso del question time alla Camera dei Comuni ha giudicato come benvenuta la volontà della May di scendere a compromessi. Sarà possibile dunque un accordo trasversale per una Brexit meno dura? Il ministro Barclay, un brexiteer pragmatico, ha aggiunto che l’obiettivo è ora un compromesso che possa permettere al RU di uscire dall’UE il 22 maggio e che la richiesta di ulteriore rinvio sarà presentata a Bruxelles la settimana prossima, dopo i colloqui May-Corbyn ed eventuali nuovi voti indicativi ai Comuni. Il ministro ha poi precisato cha la premier non pone precondizioni sulle richieste chiave di Corbyn (unione doganale e rispetto degli standard europei sui diritti dei lavoratori), ma ha ribadito d’essere personalmente contrario a un secondo referendum confermativo sulla possibile intesa. Oggi la May dovrebbe anche incontrare la leader scozzese Nicola Sturgeon, disponibile a recarsi immediatamente a Londra. Il Partito Nazionale Scozzese ha costantemente cercato un accordo trasversale per mettere fine al caos della Brexit, appoggiando anche l’dea di un secondo refrendum. Il ministro degli Esteri irlandese, Simon Coveney, intervenendo a sostegno della May, ha detto che l’Irlanda sosterrà la probabile richiesta della May di una proroga breve della Brexit al vertice del Consiglio europeo del 10 aprile. Tutto è ancora in alto mare, dunque, ma almeno ci sono “svolte” che fanno bene sperare e che potrebbero rimediare all’incapacità del parlamento di darsi una maggioranza su qualsiasi soluzione. Il suo narcisismo politico non ha dato frutti e ha messo in forse la sua credibilità. La “testardaggine” della May invece potrebbe – ce lo auguriamo – risolvere la questione Brexit senza i danni paventati e con accordi ragionevoli.

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